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Atti umani è un romanzo pieno di dolore, che indaga la fisiologia della sofferenza; un romanzo che racconta un frangente storico in cui nella moderna e “occidentale” Corea del Sud si è creato un vuoto, una sospensione dei diritti umani – di quelli riconosciuti dalle istituzioni internazionali, ma anche di quelli spontaneamente rivendicati dalla morale comune. Impunite, le forze dell’ordine si sono accanite su una popolazione in rivolta, torturando, uccidendo, ma anche umiliando la memoria degli scomparsi con crudeltà inumana. Atti umani indaga l’estremo con asciuttezza e senza compiacimenti, riportando i fatti alla loro nudità, nel tentativo di recuperare un pur minimo residuo umano attraverso la ricostruzione del semplice e atroce ordine delle cose.
Un romanzo dove il dolore e la violenza sono narrati in maniera esplicita tramite una scrittura semplice e diretta ma che a tratti non disdegna il lirismo e soluzioni narrative coinvolgenti. Un capitolo è narrato in seconda persona e il ricorrente "tu" costringe il lettore a sostituirsi al protagonista nell'orrore di quel dramma. In un altro, l'io narrante è lo spirito di un ragazzino ormai morto che descrive la lenta separazione dal suo corpo abbandonato insieme ad altri innocenti in putrefazione in una fosse comune. Il dolore, la violenza, la complessità della psiche umana e degli atti umani e disumani che essa genera e subisce sono il fulcro di un romanzo con una forza narrativa che non trovavo da tempo.