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Anno edizione: 2019
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La Storia è un tale baraccone degli orrori che non ci si può illudere nemmeno per un momento, leggendo questo libro, di trovarsi in un sogno nero e non dentro una narrazione storica documentata e anche visivamente rappresentata da un ricco corredo iconografico che talvolta dà i brividi. Vi si parla di un esercito di sette milioni di bambini e ragazzini che la carestia, la guerra e la rivoluzione russa lasciarono orfani del cibo, di ogni protezione e della dignità tra la fine degli anni tra il 1918 e il 1935. Si aggirano tra le campagne e la città della Russia, dormono nei cassonetti della spazzatura o avvolti nei manifesti che strappano dai muri, si prostituiscono, rubano, fiutano cocaina. Rifuggono dagli orfanotrofi, nei quali la vita quotidiana può essere un inferno di freddo e di violenza. Li chiamano besprizornye (letteralmente "senza controllo"), una parola che per lo più è stata tradotta con randagi e vagabondi. "Sozzura di besprizornye / riserva senza fine di teppisti", canta Majakovskij nella poesia riportata in fondo al libro. e con questo tono di riprovazione usa la parola Beppe Fenoglio nel "Partigiano Johnny" scrivendo, a proposito della brigata Muti, di "giovanissimi, sciagurati besprizorni". Per raccontare questi reietti, sui quali il realismo socialista sovietico fece scendere un lungo silenzio, Mecacci ha fatto parlare i protagonisti e gli scrittori dell'epoca, dando un quadro dei pensieri, del linguaggio e delle emozioni dei besprizornye dove, per incredibile che possa sembrare, hanno trovato posto anche l'attenzione affettuosa e l'istinto materno (pag. 158) delle ragazze russe miserabili di quel tempo.
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