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Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935) - Luciano Mecacci - copertina
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Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935)
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Besprizornye. Bambini randagi nella Russia sovietica (1917-1935) - Luciano Mecacci - copertina
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Descrizione


Tra gli orrori di cui la storia del Novecento è stata prodiga, pochi sono paragonabili alla condizione dei besprizornye, come venivano chiamati nella Russia postrivoluzionaria gli innumerevoli bambini e ragazzini rimasti orfani in seguito alla guerra, alla guerra civile o alla carestia. Stimati tra i sei e i sette milioni nel 1922, sporchi, vestiti di stracci, vagavano da soli o in gruppi per le città e le campagne in cerca di cibo, spostandosi nel paese aggrappati alle balestre sotto i vagoni dei treni, trovando riparo dal gelo negli scantinati delle stazioni o dentro i cassonetti, spinti dalla fame a un crescendo di aggressività e violenza che arrivava fino al cannibalismo. Né potevano offrire un’alternativa a quella vita gli orfanotrofi pubblici: strutture, in tutto simili ai lager dove bambini scheletrici giacevano ammassati in condizioni spaventose. E se negli anni Venti il problema viene studiato sul piano sociale, politico, giudiziario, psicologico ed educativo, in seguito saranno imposti il silenzio e la censura da parte di uno Stato che non può certo ammettere un simile sfacelo nel "paradiso" della società sovietica. Negli ultimi trent'anni il fenomeno è tornato oggetto di analisi e rigorose ricerche storiche. Ma solo Luciano Mecacci è riuscito, grazie a testimonianze dirette e documenti dell'epoca spesso trascurati, a offrirne una ricostruzione completa anche dall'interno, calandosi – e calandoci – nell'abisso umano dei protagonisti di vicende che possono sembrare, oggi, semplicemente inverosimili.
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Dettagli

2019
27 giugno 2019
240 p., ill. , Brossura
9788845933981

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Giampiero Cinque
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La Storia è un tale baraccone degli orrori che non ci si può illudere nemmeno per un momento, leggendo questo libro, di trovarsi in un sogno nero e non dentro una narrazione storica documentata e anche visivamente rappresentata da un ricco corredo iconografico che talvolta dà i brividi. Vi si parla di un esercito di sette milioni di bambini e ragazzini che la carestia, la guerra e la rivoluzione russa lasciarono orfani del cibo, di ogni protezione e della dignità tra la fine degli anni tra il 1918 e il 1935. Si aggirano tra le campagne e la città della Russia, dormono nei cassonetti della spazzatura o avvolti nei manifesti che strappano dai muri, si prostituiscono, rubano, fiutano cocaina. Rifuggono dagli orfanotrofi, nei quali la vita quotidiana può essere un inferno di freddo e di violenza. Li chiamano besprizornye (letteralmente "senza controllo"), una parola che per lo più è stata tradotta con randagi e vagabondi. "Sozzura di besprizornye / riserva senza fine di teppisti", canta Majakovskij nella poesia riportata in fondo al libro. e con questo tono di riprovazione usa la parola Beppe Fenoglio nel "Partigiano Johnny" scrivendo, a proposito della brigata Muti, di "giovanissimi, sciagurati besprizorni". Per raccontare questi reietti, sui quali il realismo socialista sovietico fece scendere un lungo silenzio, Mecacci ha fatto parlare i protagonisti e gli scrittori dell'epoca, dando un quadro dei pensieri, del linguaggio e delle emozioni dei besprizornye dove, per incredibile che possa sembrare, hanno trovato posto anche l'attenzione affettuosa e l'istinto materno (pag. 158) delle ragazze russe miserabili di quel tempo.

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Luciano Mecacci

1946, Livorno

È uno psicologo italiano, già professore ordinario di psicologia generale presso la Facoltà di Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze.I suoi studi riguardano essenzialmente la psicofisiologia cognitiva e la storia della psicologia, con particolare riferimento a quella sovietica. Studioso dell'opera di Vygotskij, nel 1990 ha curato la prima traduzione mondiale integrale dal russo del libro Pensiero e linguaggio.Assieme a Anton Yasnitsky sta curando un'edizione critica del testo originale russo.Negli ultimi anni ha studiato il contesto politico e intellettuale fiorentino nel quale maturò l'esecuzione di Giovanni Gentile il 15 aprile 1944. Il risultato dei suoi studi in materia è confluito in un libro, pubblicato da Adelphi nel 2014 e intitolato...

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