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Questa lettura non mi ha convinta molto per la trama a tratti estenuante e tirata. Alle volte mi sembrava di rileggere le stesse pagine. Di certo la scrittura è profonda e ricca di spunti di riflessione. Lo spaccato della società contemporanea con le crisi esistenziali, con gli obblighi morali e materiali a cui non ci si può tirare indietro è corrispondente alla realtà. La protagonista vive situazioni esistenziali pari a tanti altri come noi, che spesso esprimiamo il desiderio di abbandonare tutto e fuggire via lontano.
Dave Eggers con questo suo ultimo libro si conferma una garanzia! La storia è avvincente e lo stile della scrittura si dimostra ancora una volta impeccabile, caratterizzato da periodi lunghi, ma equilibrati, questo libro dimostra (qualora ce ne fosse bisogno) la maestria di questo scrittore. Se siete in cerca di un libro leggero, forse Eggers non fa al caso vostro (anche se questa, insieme al "Il Cerchio", sono a mio avviso le opere più "semplici" di questo autore), ma ne vale davvero la pena! Consigliatissimo
La storia a me non è piaciuta particolarmente anche se è delicata e potrebbe essere adatta a lettrici donne con figli. Ho letto recensioni in cui si parla di un finale tragico. In realtà nella testa di Eggers il finale non vuole essere assolutamente tragico, ma è un finale all’insegna della provvidenza e del coraggio e della bellezza di trovarsi a brutto muso con gli elementi e di sfidarli.
Questo romanzo di Eggers anche se piacevole e ben scritto mi è sembrato meno bello degli altri romanzi, per esempio di Ologramma per il re. Leggendo ho avuto come l’impressione che gli ingredienti non siano stati dosati bene e che manchi qualcosa. L’elemento più interessante è comunque il senso di stanchezza per la società civile con le sue regole, il senso di repulsione per la presenza umana che raggiunge e sporca i posti più incontaminati e la forte attrazione per la natura e per la vita a contatto con la natura con i suoi pro e contro: in sintesi bellezza e pericoli. I pericoli ci sono ovunque: incendi, temporali, fulmini, fiumi, laghi. Ma l’elemento più ambiguo e insondabile resta sempre l’uomo che potrebbe essere diverso da quello che appare o celare intenzioni, perversioni, follia. La protagonista, madre di due figli, fugge in camper verso una zona selvaggia dell’America, l’Alaska, con al seguito i due bambini di pochi anni. Il maggiore Paul ha 8 anni. La donna è in fuga dalla sua professione che l’ha stancata (dentista), dai sensi di colpa (la morte di Jeremy volontario in Afghanistan), dalle cause legali e dall’ex-compagno di cui è arcistufa e che non ama. Bisogna dire che per quanto lei scappi, Carl non ci pensa nemmeno lontanamente a inseguirla. La fuga è soprattutto dalla propria vita, dal tipo di vita, dal tipo di consesso sociale. La richiesta è quella di una vita più a brutto muso con la natura. Lo scopo sembrerebbe quello di riuscire a vivere di quello che la provvidenza mette in tavola, di incontri casuali e stimolanti al di fuori di regole, sempre al limite tra fascino e pericolo reale o eventuale. La cosa più interessante del testo è la parte descrittiva legata ai paesaggi. La storia a me non è piaciuta particolarmente anche se è delicata.