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Ho letto, anzi ho praticamente divorato la lettura del libro di Cavezzali. La delusione di chi si aspettava pagine di rivelazioni dal tono sensazionale cercando di ravvisare nel testo il disvelamento di fatti inediti riguardo l’esistenza e l’epilogo della vita del protagonista, è a mio avviso compensata dalle intriganti ipotesi frutto della fantasia dello scrittore, basata su ricostruzioni che poggiano su un paradigma dal tracciato verosimile. Sarà utile sgombrare il campo da ogni dubbio: la piena verità su simili accadimenti non sarà mai raggiunta - come hanno dimostrato le inchieste sulle stragi e le tante morti eccellenti ma sospette.- Il racconto dell’elemento storico sociale caratterizzante dell’epoca attraverso le esperienze dell’autore, ci restituisce un quadro suggestivo della Ravenna del tempo sopratutto riguardo l’incontro fra i due grandi personaggi dell’agrochimica (Ferruzzi e Gardini) due figure che hanno attraversato l'oscuro mare della transizione fra due epoche: da una parte, quella fatta di rispetto e di affari suggellati con una genuina stretta di mano e dall'altra quella che si realizzava in alleanze politiche, joint-ventures, cinismo istituzionalizzato e nuove tecnologie. Sulla figura del protagonista mi è parso giusto mantenere l’equidistanza fra la condanna del manager-corsaro e la benevola agiografia del benefattore anche perché il giudizio in generale, non potrebbe risultare unanime. Una persona molto vicina a chi scrive mi confessò un giorno che il magnate intendeva assumerlo a lavorare per lui. Rifiutò poiché disse, non avrebbe sopportato di condividere un percorso con un accentratore: un aneddoto significativo a valere come critica all’uomo d’affari la cui valutazione del profilo dell’uomo Gardini, rimanda invece agli episodi dell’infanzia che palesano i contorni di un uomo in rivolta, ribelle ad una determinata autorità. Un testo che mi ha arricchito di spunti diversi e che ogni tanto mi è utile consultare.