Il mio romanzo viola profumato seguito da L'io
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Ottimo libro arrivato intatto e velocemente
Leggendo le poche pagine di questo libro, ho rafforzato l'idea che, negli anni, mi sono fatta di questo autore. L'ho conosciuto, letterariamente parlando, attraverso "L'inventore di sogni", un romanzo dove il protagonista è sdoppiato, volendo il bambino immedesimarsi nella vita del suo gatto e questo suo desiderio verrà avverato. Altro suo romanzo che ho in libreria è "Bambini nel tempo", una storia diversa, più intrigata e per la quale non si deve mai perdere il filo della narrazione. Con il racconto "Il mio romanzo viola profumato" torna lo "sdoppiamento" del protagonista, quell'io che è anche il fulcro del saggio successivo dall'omonimo titolo, che cerca di emergere in maniera convulsiva. Il successo tanto desiderato, raggiunto e poi perso, ma che resta lì, primo pensiero in una vita condivisa con il proprio migliore amico. Questa vita condivisa che unisce i due uomini fin da ragazzini, che porta Parker e Jocelyn a essere una famiglia, diverrà "la stessa" sotto il nome di Parker. L'uomo, infatti, abbandonato da editori, ispirazione e fama, ruba la vita dell'amico, scrivendo il miglior romanzo mai pubblicato, solo con un altro finale. Un romanzo viola profumato che riporta Parker in cima, scalando la difficile vetta editoriale e accusando Jocelyn di plagio, nel momento che anche lui pubblica quel libro. Un doppione, rubato e copiato; sdoppiato, due storie troppo simili per non essere passate per la stessa mano. Due storie che uniscono e dividono al contempo, riportando là dove deve stare un autore e affossando, definitivamente l'altro. Un "io" che vuole emergere a tutti i costi, solo perché vogliamo essere sempre al centro della scena, non più spettatori, ma protagonisti della nostra vita e, più in generale, di un mondo sempre più egocentrico.
Ian McEwan, in questo meraviglioso volumetto appena pubblicato da Einaudi per il suo settantesimo compleanno, ha fissato in poco più di venti pagine il crimine perfetto. Un crimine letterario, un elogio e una condanna dell'egocentrismo e del tradimento a favore dell'autocelebrazione. "Il mio romanzo viola profumato" è la storia di due scrittori che prima di ogni altra cosa sono due amici storici e che, nonostante tutto, lo resteranno sempre. Uno di loro due è mediocre e ambizioso (chi l'avrebbe detto) mentre l'altro è brillante ma umile, caratteristica questa che definirà i suoi comportamenti per tutta la vicenda, così come lo farà la disincantata meschinità del primo. Infatti, con la leggerezza con cui ci si appropria di una foglia caduta da un albero, Parker, lo scrittore mediocre, farà in modo di appropriasi del destino dell'amico, di Jocelyn, offrendogli in cambio il perdono per qualcosa di cui non è colpevole. Un vero signore, nulla da dire. «Noi non siamo testi», [...] «le nostre storie non sono narrazioni. La vita è diversa dalla letteratura». Il finale lascia in sospeso pensieri e riflessioni che possono convogliare e alimentarsi nel breve saggio sull'Io che ne segue, pronuniciato da McEwan durante il conferimento del Premio Bottari Lattea Grizane 2018. Un libro breve, prezioso, curato anche nella grafica e indubbio testimone della fama di McEwan.