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Anno edizione: 2011
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Ottima scrittura e ottima analisi dei personaggi. Trovo estremamente fastidiosa la teoria che lo scrittore ogni tanto fa emergere, teoria secondo la quale la Giustizia non possa essere amministrata da persone di sinistra o sarebbe il caos. Secondo Fontana, le sole vestali custodi dei riti della Giustizia sono le persone legate alla destra. O lo scrittore fa dell'ironia che io non ho colto o non ha ben presente come fu amministrata la Giustizia nel ventennio, o in tempi più recenti, quanto la destra fascio-berlusconiana ha tentato di imbavagliare i giudici e di piegarli al proprio volere mafioso
Roberto Dotti è un magistrato arrivato praticamente all'apice della carriera: fra poco sarà promosso a procuratore generale in una città vicino a Milano, dove oggi abita con la moglie. La figlia sta facendo un dottorato di ricerca negli Stati Uniti e non lega con il papà. Fra i dossier su cui sta lavorando, Dotti ne ha uno su un tentato omicidio a seguito di un pestaggio nei confronti di un ragazzo che deve dei soldi a degli spaciatori nordafricani. Di questo tentato omicidio è accusato Khaled che si trova in prigione in attesa del processo d'appello. Si tratta, a quanto sembra, di un'operazione di routine per il nostro magistrato, se non intervenisse un'intraprendete giovane giornalista free lance, convinta dell'innocenza del giovane. E pian piano Elena, questa giovane, riesce a scalfire l'intransigenza del magistrato il cui motto é: eccezioni sì, errori no. Fino all'ultima pagina in cui Dotti, combattuto fra la coscienza che gli imporrebbe di chiedere l'assoluzione che però comporterebbe tutta una serie di stravolgimenti sia di lavoro, sia familiari, e continuare il suo lavoro di magistrato insensibile anche alle esigenze degli imputati, in nome d una legge superiore, sale le scale per entrare in tribunale.
Do un voto forse un po' abbondante ma 3/5 sarebbe stato troppo poco.
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