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Non è facile raccontare Piombino, nemmeno per chi la realtà piombinese la vive giorno dopo giorno. Potrebbe sembra una città di mare uguale a tante altre. E però ci sono le acciaierie, c'è la classe operaia e c'è anche la solitudine, e una storia sepolta, dimenticata dai più, come bene evidenzia Federico Guerri nel suo racconto "Ferro e fuoco". Gordiano Lupi, invece, nel suo racconto "La città vecchia", facendo ricorso a uno stile melanconico e fortemente poetico à la De André, sottolinea che "la mia città vecchia non è quella di Fabrizio De André anche se in fondo la ricorda. [...]". E c'è la Piombino vista da David Marsili in "Piombinorama", dove per un incidente, per uno scambio di persona, un omicidio e l'esilio su una gru a torre. E Umberto Bertoli ne "Il pesce rosso" ci ricorda che la città è ricettacolo di passioni, estreme e delittuose talvolta: Bertoli ci restituisce un polaroid noir di Piombino, con tanto di flebite! E poi Paolo Ferrari che in "Time Machine" sembra voler sottolineare come non sia poi troppo diverso il passato dal presente, perlomeno se vivi a Piombino. Tristezza infinita invece per "Storiella triste" di Alessandro Fulcheris, che racconta il suo rapporto con un cocker, cane dal gran naso e che però ha dei seri problemi di salute, proprio come Piombino. In "Tristán e Isotta" Emilio Guardavilla (che è anche il curatore di questa antologia piombinese) preferisce conferire un tono kafkiano al suo narrare sottolineando che "la vita è più forte della morte". Degni di nota anche "Il porto" di Simone Pazzaglia, "Il muretto" di Valentina Della Lena, "Il sogno" di Paolo Silvestri e nel "? nel mezzo del cammin (tra la pinetina e il campino)" di Marco Miele.
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