Negli ultimi quarant'anni, i volti della mafia siciliana sono stati per tutti quelli di Salvatore Riina e di Bernardo Provenzano. Ma come sono arrivati questi due uomini pressoché privi di cultura a presiedere un'organizzazione criminale di dimensioni mondiali partendo da Corleone, una cittadina di poche migliaia di abitanti a una sessantina di chilometri da Palermo? John Follain risponde a questa domanda ripercorrendo - con l'ausilio di interviste, documenti giudiziari, registrazioni, testimonianze di collaboratori di giustizia - la sanguinosa saga dei corleonesi dai primi del Novecento ai giorni nostri: gli anni della fondazione del clan da parte del primo padrino, il medico Michele Navarra detto «u Patri Nostru »; la sfida, vinta a prezzo di migliaia di morti, lanciata alla vecchia mafia che inizialmente, sottovalutandoli, con scherno definiva viddani - ovvero contadini - i corleonesi; la leadership di uomini spietati come Luciano Liggio, Riina e in ultima Provenzano; la vera e propria guerra contro lo Stato italiano portata durante la cosiddetta fase stragista, decisa proprio da Riina e culminata con gli omicidi dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, personaggi chiave della lotta antimafia. Nella sua ricostruzione Follain, con lo scrupolo dello storico e la passione del giornalista d'inchiesta, approfondisce singoli episodi che per la loro particolare atrocità possono aiutare a far luce su una mentalità e una «cultura» altrimenti difficili da spiegare e da capire. Uno per tutti, il rapimento, la prigionia, l'uccisione e l'eliminazione del cadavere con l'acido del dodicenne Giuseppe Di Matteo, reo soltanto di essere il figlio di un collaboratore di giustizia.)
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