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Questo saggio poteva diventare un classico della divulgazione nel campo dell'etologia se non delle neuroscienze. Purtroppo, proprio quando si va sul dunque, la qualità dell'esposizione tende un po' ad appannarsi, ovvero, perde quella chiarezza che nelle restanti parti del libro lo rende estremamente avvincente e rivoluzionario. Un approccio superficiale agli insetti sociali, infatti, ha creato il mito di un supeorganismo dove le singole parti sono nulla più di semplici automi. In realtà, il libro dimostra che questi preziosi insetti possiedono una complessa individualità che può essere indagata compiutamente solo affiancando all'etologia gli strumenti delle neuroscienze. Di tutt'altro tenore, invece, è la chiarezza espositiva profusa nel meticoloso elenco delle nefandezze della società umana. Il maggior numero di queste riguardano sorprendentemente il mondo accademico sia tedesco che anglosassone. Alla luce degli innumerevoli sotterfugi, trucchetti e paradigmi antiscientifici via via elencati sembra che l'autore più che togliersi qualche sassolino dalla scarpa, volesse scaricarci sopra un bel camion di ghiaia. A seguire, non manca nell'ultimo capitolo una puntuale critica all'industria tedesca dei fitofarmaci che, volente o nolente, sta contribuendo all'estinzione delle api con la complicità delle strutture 'indipendenti' che dovrebbero effettuare i controlli.