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Dettagli

2017
31 agosto 2017
446 p., ill. , Brossura
9788874526758

Descrizione

Pacifiche e accudenti. Davvero crediamo che le donne siano naturalmente così? E cosa accadrebbe invece se gli uomini avessero paura delle donne?

Da questo libro, vincitore del Baileys Women’s Prize 2017, è stata tratta una serie tv che sarà distribuita in Italia nel 2018.

“Scioccante! Vi metterà KO!” - Margaret Atwood

“Un classico del futuro” secondo la giuria del Baileys Women’s Prize

«In Ragazze elettriche la scrittrice e autrice di videogiochi Naomi Alderman immagina un mondo in cui le donne sviluppano la possibilità di emanare scosse elettriche, come meduse, come anguille. Ed eliminano così secoli di predominio dell'uomo sulla donna. Cosa potrebbe accadere? » - Laura Aguzzi, La lettura

Naomi Alderman immagina un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semi-schiavitù. Le ragazze adolescenti hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle. Quattro personaggi ci guidano tra i diversi scenari sociali, politici, mediatici e confessionali che il rivoluzionario ribaltamento delle gerarchie e dei rapporti di genere ha innescato, raccontandoci come la diffusione della scintilla del potere femminile sia rapidamente degenerata nella depravazione. Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini. Questa è l’atroce verità. L’universo distopico di Alderman, infatti, cresce e si sviluppa attorno ad una questione attualissima e disturbante: perché le persone, al di là del sesso e della razza, abusano del potere?

Valutazioni e recensioni

3,9/5
Recensioni: 4/5
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Recensioni: 5/5

Ma se alla fine le donne prendessero tutto il potere, e gli uomini fossero sottomessi e al loro servizio, la società sarebbe diversa? Le gerarchie, le divisioni sociali ed economiche, cesserebbero? Regnerebbe la pace o i conflitti e le violenze sarebbero sempre presenti, in conformità alle leggi naturali? La questione del rapporto tra donne e uomini raccontata da un punto di vista opposto a quello finora conosciuto, fondamentale per capire le relazioni umane, perché "il modo in cui pensiamo al passato determina ciò che riteniamo possibile nel presente".

Recensioni: 5/5

"Ragazze elettriche" ha un trama particolare che tende ad incuriosire per tutta l'intera durata della lettura. A livello di scrittura non è un libro che lascia pensieri impressi nel lettore e ho trovato i personaggi difficilmente adattabili alla realtà.

Recensioni: 5/5

Ragazze elettriche è il libro che Barack Obama ha inserito al primo posto fra i migliori libri letti nel 2017. Nello stesso anno Ragazze elettriche vince il Baileys Women’s Prize dove è stato definito “un classico del futuro” mentre l’autrice Naomi Alderman (collaboratrice con The Guardian) è stata selezionata dalla rivista Granta tra i migliori giovani scrittori inglesi. Il romanzo è stato pubblicato nel 2016 dalla britannica Viking e in Italia da Nottetempo con la traduzione di Silvia Bre. D’un tratto le ragazze riescono a sprigionare energia elettrica. Le ragazze passano il potere alle più anziane. In breve negli organismi di tutte le donne, nessuna esclusa, si risvegliano quelle cellule dimenticate dall’evoluzione. Le società si interrogano su come comportarsi, gli israeliani sono i primi a coinvolgerle nel Mossad… C’è chi pensa sia una fase momentanea, c’è chi vorrebbe rinchiuderle, presto però la situazione si ribalta e saranno gli uomini a venire sempre più maltrattati e privati di ogni dignità. Non una sola bambina nascerà più senza la prodigiosa “matassa” (una fascia di muscoli striati attorno alla clavicola, forse c’è sempre stata forse no). Se secondo alcuni teorici questa mutazione conferma la teoria secondo la quale deriviamo da scimmie acquatiche (il legame è con le anguille elettriche), sta di fatto che in questomondo distopicola specie femminile, un tempo soppressa, ha preso il sopravvento e forse l’uomo andrà incontro all’estinzione. L’auspicata rivincita delle donne porterà alla vendetta, alla dominazione e a un malaugurato regime che reprime l’uomo e lo riduce all’impotenza. Il rapporto di genere è in maniera geniale discriminato dal baricentro del potere: bastano dieci anni soltanto (l’arco temporale del racconto) perché si materializzi il nuovo ordine mondiale. La rivoluzione è mondiale ma a noi viene raccontata con l’alternarsi di soli quattro punti di vista. Ogni capitolo è dedicato (e intitolato) a un diverso personaggio (ciascuno di diversa estrazione sociale), un po’ nello stile di George R.R. Martin. Chi sono? La prima è Roxy Monke, una badass quattordicenne figlia di un gangster londinese che sa come sfruttare le scariche elettriche: contro molestatori, scagnozzi e persino in versioni aggiornate del Fight Club dove ragazzine vengono portate per darsele di santa ragione. Il secondo, unico caso maschile, è Tunde: inizia filmando e caricando online i primi casi di “ragazze elettriche“, viene contattato e pagato grandi somme per viaggiare in giro per il mondo e riprendere sempre di più. Ovviamente il caso cresce di grandezza e anche la portata degli eventi ai quali Tunde si trova a partecipare come giornalista freelance: in Nigeria, a Delhi, in Arabia Saudita… La terza è Margot Cleary, sindaca che in quel del Nordamerica il governatore obbliga a sottoporsi al test dei poteri per decidere se estrometterla da incarichi politici o meno. Ha una figlia, Jocelyn, alla quale chiede di nascondere il potere esattamente come fa lei, troppo addentro nei sistemi politici e mediatici del vecchio mondo. L’ultima è Allie: abusata sessualmente dai genitori adottivi a Jacksonville, ospitata in un convento di suore dove la scambiano per divinità incarnata. Si nasconde dietro il nome di Madre Eve (come la prima donna), la venerano quale Dio Madre (la religione che ci hanno tramandato è sbagliata, non era il Dio Padre) e crea file di accoliti. Il simbolo del messia riprende la mano di Fatima e ci piazza sul palmo un bell’Occhio Onniveggente: simbolo in parte ripreso dalla copertina del romanzo. Nella Bessapara Allie alias Madre Eve fonderà la Repubblica (armata) delle donne. Madre Eve ascende al potere e resiste alla polizia, si nasconde in Moldavia, e il suo braccio armato finisce per essere proprio Roxy. Tutto fila liscio almeno fin quando, su fronti diversi, anche Margot e Tunde si metteranno di mezzo. Il concetto “donna che diventa sinonimo di uomo” viene perfettamente incarnato dalla sua alleata: la despota di un paese dell’Europa dell’Est che fa fuori il temibile marito solo per prenderne il ruolo e mostrarsi altrettanto spietata...

Recensioni: 5/5

Con questo romanzo l’autrice ci presenta una finta ricostruzione storica romanzata, scritta da un giornalista che, in una società dominata dalle donne, prova ad immaginarsi un passato in cui esse non avevano alcun potere. La vicenda vera e propria inizia però quando le ragazze di tutto il mondo scoprono di avere questo fantomatico potere per lungo tempo rimasto sepolto, cioè quello di controllare l’energia e generare scariche elettriche sfruttando una sorte di “massa” a livello della clavicola. Questa capacità, che rappresenta dapprima unicamente un metodo di difesa, diventa poi uno strumento di vendetta e un modo per dimostrare la propria supremazia sugli uomini: avviene quindi una sorta di ribaltamento tra sesso debole e sesso forte. Non si parla quindi di un mondo utopistico che segue i principi di giustizia ed uguaglianza, ma porta piuttosto a chiedersi se il potere alle donne significherebbe davvero avere gli stessi abusi e soprusi di quello maschile; e la risposta della Alderman è stata la più onesta possibile: probabilmente sì (d’altronde sarebbe stato poco onesto descrivere i governi femminili come più materni, empatici e giusti, dando sempre per scontato che queste capacità siano innate nelle donne). In questa storia però la possibilità di governare l’elettricità non è che un espediente narrativo atto ad una riflessione più profonda, ovvero quella sul potere. Il tema centrale è infatti il potere, fisico in primis, che si tramuta poi in politico, religioso, ideologico. Questo tema è stato trattato più e più volte anche nei romanzi di formazione, la Alderman però ci sorprende, proponendoci uno scenario diverso dal solito, che porta anche a riflessioni diverse dal solito. Soprattutto, in questo nuovo mondo in cui le donne provano a rivoltarsi dopo anni di soprusi, il messaggio che ci presenta l’autrice è che il male non è mai risarcitorio: il potere di compierlo, con tutto ciò che comporta, spesso miete vittime proprio nei confronti di chi lo esercita. La domanda che il lettore si pone quindi a fine lettura è questa: perché le persone abusano del potere? E la risposta è quella forse più banale, ma anche la più veritiera: perché possono. Non conta la consapevolezza che non dovrebbe, che non lo farebbe mai. Ciò che importa è che potrebbe farlo, se volesse. Il potere di fare del male è uno stato di benessere.» Recensione 3 nel guscio mcewan: Il romanzo è una sorta di rivisitazione in chiave moderna dell’Amleto shakespeariano, qui infatti il protagonista assiste alla pianificazione (e poi all’attuazione) dell’omicidio del padre John da parte della madre Trudy e dello zio Claude. L’aspetto più interessante però sta nel fatto che il protagonista è un nascituro, è il feto portato in grembo proprio da Trudy che quindi ha un punto di vista privilegiato sulle vicende, soprattutto in merito alla cospirazione dei due amanti. La scelta del punto di vista è davvero azzeccata perché la narrazione delle vicende avviene attraverso un’ottica originale e curiosa. Curioso è anche il modo di esprimersi del narratore, che, pur non essendo ancora venuto al mondo, sembra essere a coscienza di tutte le logiche umane; la sua voce è tutt’altro che ingenua, anzi si esprime con lucidità e in maniera persino sofisticata, è in grado di cogliere dettagli sulla vita e su ciò che lo circonda, ragionando su “la vita dopo la nascita” e cercando di inquadrare i soggetti coinvolti nella cospirazione. Il feto riesce quindi a fare un’analisi lucidissima di ciò che accade e degli adulti che lo circondano. Tutto questo sembra paradossale infatti è ciò che meno si addice ad un piccolo esserino non ancora venuto al mondo, eppure, è in questa scelta che sta la chiave dell’opera, la sua originalità, il suo rendere omaggio all’Amleto pur differenziandosene. Il linguaggio è tutt’altro che moderno, è raffinato e onesto e non manca mai una dose di pungente ironia. Nel complesso infatti, pur trattandosi di una tragedia, il romanzo fa sorridere per via della bizzarria delle espressioni e dei ragionamenti del feto, coerenti nella sua, se pur limitata, visione del mondo. Il feto studia attraverso i pochi mezzi che ha a disposizione il mondo attorno a lui, le persone che lo circondano, si interroga sulle scelte degli altri, sulla sua identità e sul suo potenziale, la visione che ha del mondo è quindi inevitabilmente un po’ narcisistica: si sente determinante nella storia, desideroso di prendere parte agli eventi, quando nella realtà non fa che subire le azioni altrui. Molte sono inoltre le tematiche che riprendono l’opera shakespeariana: la vendetta, l’amore materno, il tradimento, l’identità. Un legame che ha molto risalto nel romanzo è quello che il nascituro ha con la madre, si tratta di un legame indissolubile, atavico e contraddittorio perché il feto pur amando la madre, sente l’esigenza di vendicare il padre, una vendetta però inattuabile. Non sono in grado di esprimere appieno tutto ciò che questa lettura ha suscitato in me, è di certo un romanzo originale e magistrale è la penna di McEwan, si tratta di una storia intensa che scuote gli animi e non lascia indifferente il lettore, nel bene o nel male. Nel mio caso, assolutamente nel bene, consigliatissimo.