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Dettagli

5
2017
23 febbraio 2017
101 p., Brossura
9788858126721

Descrizione

25 anni dopo Tangentopoli la corruzione non è diminuita: semmai ha cambiato le sue forme.

La corruzione in Italia non è un insieme di episodi isolati ma un vero e proprio 'sistema’, da cui è molto difficile sfuggire per chiunque abbia a che fare con la pubblica amministrazione. Davigo racconta quando da giovane segui l'indagine che portò alla condanna per corruzione di 29 su 30 funzionari dell'ufficio IVA di Vigevano, tanto che sulla porta fu appeso il cartello 'CHIUSO PER ARRESTI': uno dei giovani impiegati gli spiegò che appena assunto fu il suo capo a mettergli in mano la mazzetta, introducendolo a una pratica che - coinvolgendo tutto l'ufficio - era impossibile non condividere, se non ...con un atto di coraggio! Questo anche per le caratteristiche stesse della corruzione: 'serialità' (chi corrompe una volta lo fa ancora) è diffusività (per corrompere si crea una rete). 25 anni dopo Tangentopoli la corruzione non è diminuita: semmai ha cambiato le sue forme, passando da una corruzione centralizzata attraverso i partiti nazionali a una locale, attraverso le amministrazioni decentrate.

Valutazioni e recensioni

3/5
Recensioni: 4/5
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Recensioni: 5/5

Che l'Italia sia un Paese corrotto e perduto lo sappiamo da tempo immemore senza doverci sorbire l'ennesimo saggio dell'ennesimo esperto presente in ogni talk show... basta andare in qualunque ospedale, ufficio postale, scuola o condominio per scoprirlo. Mi chiedo invece quando si farà luce sui giovani non più giovani (30-40 anni) sottopagati, sfruttati, irrisi dallo stesso "mondo culturale" e dalle stesse case editrici che, di fatto, "corrompono" con le loro promesse una generazione intera, offrendo proposte fasulle e futuri inconsistenti, per buona pace di Davigo.

Recensioni: 5/5

Un saggio breve, lucido e argomentato, su un noto tema che stravolge la nostra vita di cittadini: la corruzione. L'associazione immediata e automatica di questo triste fenomeno a Tangentopoli e all'indagine di Mani Pulite (di cui l'autore di questo volume, Piercamillo Davigo, è stato uno dei principali attori) ci fa credere che tutto sia cominciato in quegli anni. Ma così non è. Anche se è da quegli anni, sicuramente, che ci dovrebbe essere diventato impossibile negare la realtà, per le dimensioni crescenti e l'insistenza con cui il malaffare di chi intende la cosa pubblica come cosa privata ci perseguita. Non passa giorno che stampa e tv non aprano i loro servizi con scandali che ormai non scandalizzano più: e il risultato, al di là dei proclami e della retorica, buona solo per spostare aria e farci credere che finalmente saremo capaci di fare ciò che non riusciamo a fare, è una convivenza rassegnata, per quanto lamentosa, con un fenomeno sempre più sentito come una dannazione ineluttabile. Piercamillo Davigo, com'è nel suo stile netto e diretto, 'bacchetta' con puntualità e severità il fenomeno, analizzandolo, anche con punte di ironia, in chiave larga e intrecciata. Ma, ovviamente, per quanto avanzi proposte tecniche per combattere il 'nemico' (l'ultimo capitolo è un tentativo di offrire spunti concreti di azione), proprio perché la corruzione, come sottolineato dal titolo del volumetto, è sempre più 'sistema' complesso, non ha bacchette magiche da far schioccare. Del resto, cronaca e storia ci hanno ormai insegnato che i confini tra 'loro' (la cosiddetta 'casta') e 'noi' (la cosiddetta 'società civile') sono labili; e l'inciviltà, o quanto meno l'illegalità, non è monopolio di nessuno, ma da anni ormai circola liberamente tra 'loro' e 'noi'. Il libro è scorrevole, anche per il linguaggio: non paludato, ma capace di mantenere precisione concettuale e apertura divulgativa. Come avviene per tanti saggi simili, che cercano di stimolare una presa di coscienza sulla realtà, la speranza è che il 'pensiero critico' riesca a pungere l'indifferenza: di tutti noi. 'Vasto programma', ripeterebbe Charles De Gaulle...