mi è stato presentato come uno dei migliori album hip hop italiani usciti nel 2005 e la persona che me lo ha consigliato è uno di quelli del cui giudizio credo di potermi fidare. Al primo ascolto dell’opera capisco di non aver riposto male la mia fiducia: l’orecchio viene infatti catturato dalle basi, disegnate da scarne ma estremamente tirate partiture ritmiche che, negli ammiccamenti anni ’80, riescono anche a concedersi a sfumature modaiole. Il tutto condito da una attenzione particolare ai nuovi lessici dell’abstract hip hop inglese. I testi pure sono ben scritti e cesellano efficacemente le grandi linee dettate dalla ritmica, pur restando fossilizzati sui clichè tematici consoni al genere: lavoro, Marijuana, figa e stile. Buon tentativo in ogni caso, specialmente tenendo conto mella differenza fonetica tra le lingue di matrice anglosassone, più consone al genere, e la nostra, di derivazione latina. Di per sé un alto ostacolo ritmico da scavallare per gli artisti nostrani.
16 punti di sutura
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Artisti:
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Supporto:CD Audio
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Numero supporti:1
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Laura Pezzoni 05 marzo 2017
Disco 1
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