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A bocca chiusa
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A bocca chiusa - Stefano Bonazzi - copertina
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A bocca chiusa

Descrizione


A bocca chiusa, romanzo d’esordio di Stefano Bonazzi, pubblicato per la prima volta nel 2014 dall’editore Newton Compton, racconta la genesi di un assassino. Un viaggio allucinato tra i deliri del protagonista, che partendo da un’infanzia di violenze e privazioni sfocia in un finale tragico e surreale.

«Credo che la morte abbia le sembianze di un signore distinto. Abiti scuri, scarpe lucide. Con i capelli bianchi come la neve, il viso pulito, senza barba né baffi. Me lo immagino camminare per le strade con un branco di cani neri al guinzaglio. Sono scuri come pantere, con le orecchie basse, sempre furiosi. Non fanno altro che sbavare e urtarsi tra loro per stare in testa al branco. Sono affamati e ringhiano contro chiunque passi loro vicino. Il signore distinto ce la mette tutta per tenerli al guinzaglio, ma ogni tanto uno gli scappa e la bestia si fionda indemoniata verso il primo disgraziato che incontra sul suo cammino. Gli salta addosso e gli strappa via l’anima a morsi. È così che muoiono le persone».

L' afa d’agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino. Così finisci per accogliere il seme del male. Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta. Ma se la persona che ti ha allevato, trattandoti come una bestia, ora è morta, devi scegliere qualcun altro su cui sfogare la tua rabbia...
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Dettagli

2019
24 gennaio 2019
256 p., Brossura
9788898605910

Voce della critica

Sin dall’inizio l’ho immaginato seduto ad un tavolo. La stanza spoglia e poca luce che filtra dalle tapparelle, come quando era piccolo a casa dei nonni. Lo immaginavo con uno zippo in mano, una sigaretta accesa a raccontare la sua storia, alle volte facendo anche spallucce, come dire “sì, è successo… ma…”. Come se raccontasse una vita non sua.

Invece era la sua storia, dolorosa e profonda quanto un colpo di macete.

L’autore di A bocca chiusa, Stefano Bonazzi, attraverso la voce del suo piccolo protagonista ti porta all’ingresso degli inferi e, seppur d’istinto vorresti fermarti e fare due passi indietro, ti obbliga a lasciarti trascinare ancora più in basso.

Afa, caldo, dolore, impotenza, speranza, fantasia come via di fuga, silenzio, buio, ombra e morte e ancora più giù.

Il narratore, un bimbo di dieci anni vittima di violenza fisica e psicologica da parte di un nonno-padrone e quasi abbandonato a sé stesso da una madre assente e assorta, mi ha ricordato il Nicolas de La settimana bianca, di Emmanuel Carrère.

Bonazzi indaga, con la stessa maestria, nell’animo del protagonista d nella sua evoluzione/involuzione. La sopravvivenza che passa attraverso la solitudine come rocca di autodifesa inespugnabile, e l’uso e abuso di psicofarmaci, fino all’epilogo quanto mai inatteso e sorprendente. E come il suo collega francese artiglia l’anima del lettore, spremendola a sangue.

Non è un romanzo facile.

Non è una di quelle storie che sfogli a cuor leggero e ti lasciano immagini e profumi nella testa quando, rientrando a casa, aspetti di riprendere il libro tra le mani. È un romanzo dai profumi acri come il sudore che scorre nelle lunghe ore di abbandono che il protagonista subisce, chiuso in un terrazzo al sole in piena estate. Immagini come questa ci indignerebbero anche solo si parlasse di un cane, l’empatia del lettore resta ferita nel profondo quanto quel bambino.

Non è un romanzo facile perché ci costringe ad andare a fondo ad una di quelle situazioni in cui non vorremmo mai entrare. L’autore ci costringe a guardare, a riflettere, ci obbliga a convivere con un finale che ha tutt’altro sapore che il riscatto.

Stefano Bonazzi ci induce a pensare che davanti a storie come questa, restare a bocca chiusa, sia inaccettabile.

Le saracinesche sono state abbassate. La gomma antiscivolo si è deteriorata e il pavimento sembra la pelle di un dinosauro morto, piena di crepe e tagli. Colonie di scarafaggi si muovono al di sotto, è un mondo a parte.

Le giunture sono arrugginite. Le insegne le hanno nascoste con del nastro adesivo nero. I bidoni della spazzatura sono stati svuotati. Adesso, per capodanno, i ragazzi ci gettano dentro i petardi. Ogni anno esplodono lanciando frammenti di plastica muscoli come coriandoli.

 

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Conosci l'autore

Stefano Bonazzi

1983, Ferrara

Stefano Bonazzi nasce a Ferrara nel 1983. Di professione webmaster e grafico pubblicitario, realizza composizioni e fotografie ispirate al mondo dell’arte surrealista. Le sue opere sono state esposte, oltre che in Italia, a Londra, Miami, Seul, Monaco. Il suo primo romanzo, A bocca chiusa, è stato pubblicato nel 2014 da Newton Compton.

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