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Sull'onda del successo del precedente A spasso con Jung, i due autori proseguono le loro scorribande nelle opere di Carl Gustav Jung offrendo un nuovo florilegio di brevi citazioni accompagnate dai loro commenti, e invitano il lettore a mettersi all'opera e ad abbandonarsi a quella che chiamano "meditazione sulle letture". Si tratta di una pratica che assomiglia in qualche modo a un esercizio talmudico: se non ricordo male, in quel caso, gli studenti devono, di ogni versetto della Bibbia, studiare un buon numero di commenti e interpretazioni, e poi dare la propria. Qui al posto della Bibbia c'è Jung, o qualunque altro autore si abbia voglia di leggere, e il rito è abbreviato: il lettore è invitato a dire la sua anche subito. Gli autori danno l'esempio, e poi sollecitano ciascuno ad attivarsi, "per salvarsi l'anima dalle piccole e grandi sciocchezze (e brutture) della modernità". Nell'introduzione si trova un decalogo che il lettore è invitato a osservare, provvedendosi per questo di tempo, di vuoto, di silenzio e di buoni libri; si troverà in cambio meno intossicato e alle prese con un vero e proprio esercizio di formazione del sé. L'esempio potrebbe essere esteso a pratiche analoghe di scambi e di circolazione dei commenti su frammenti più o meno estesi di letture tra amici, parenti, nemici, perché no? Magari non si è altrettanto sagaci come i commensali di Jung, ma si può provare. Purché si rinunci fermamente a ogni intenzione filologica o teoretica, se no è un altro gioco. Anna Viacava
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