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Libro bellissimo. Questo libro dovrebbe essere letto nelle scuole.
“Piu’scavavo e piu’ non vedevo la fine del male” (pag.41) Ostia, il piu’ grande quartiere di Roma. Federica indaga e combatte contro un mostro. Federica è una lingua che taglia il ferro. Una penna che fa male. Ad Ostia, nulla è come appare. Una giornalista che ha dichiarato guerra alla holding del crimine a colpi di articoli.Il mostro si nutre del buio e dell’omertà per diventare sempre più mostro.Il pacchetto completo di Ostia: mala, minacce, corruzione, omertà, omicidi, intimidazioni… Il mostro fa alleanza con la politica e l’economia.Federica parla della mala nelle scuole, associazioni, per dare lezioni di legalità a domani.Federica un raggio di sole nella notte buia, perché smaschera “il mondo di sotto”. Minacciata di morte, per non spaventare i suoi figli, da madre spiega le minacce come se fossero un gioco. Vive sotto scorta dal 17 luglio 2013 e con essa perde la sua intimità, libertà, normalità, solitudine… Il 26 gennaio 2016 il Presidente Sergio Mattarella consegna a Federica un’onorificenza per il suo impegno : “Ufficiale della Repubblica”.Una carica contro il “mondo di sotto”. La libertà di denunciare,la forza di una penna,il coraggio di una madre fragile,che si alimenta del coraggio dei suoi tre “angeli”.Le lacrime, disperazioni, impotenza senza speranza, minacce di morte, intimidazione e …stress.Ostia è malata e soffre di solitudine. I suoi figli non la rispettano.Egoista, l’uomo inventa l’inferno per intimorire il suo fratello.Lacrime di paura,lacrime di gioia.Sono parole senza parole.Settecento giorni di vita blindata. La sofferenza, la rinuncia, le privazioni, le intimidazioni, le minacce, il sacrificio… Federica contro il dinosauro, con una bella arma gentile: la penna. L’Italia ha un volto, è quello di Federica.Il coraggio ha un volto, è quello dei suoi bambini. Un volto pieno di vita,di coraggio e di speranza. Federica, il papavero rosso che cresce tra i binari, ci da' una bella lezione di vita:guai a rinunciare ai sogni.
«Che sarebbe accaduto ai miei bambini se avessi scritto tutto quello che avevo scoperto? E a me?» Dietro a una penna che scivola su un foglio c’è sempre uno scrittore. Si scrive in un’atmosfera di serenità, d’amore, ma non solo. Si può scrivere anche nel timore costante che quella penna possa esser spezzata, inzuppata di sangue. In questo racconto si parla di due mondi, l’uno diametralmente opposto all’altro. Uno fatto di corruzione, l’altro, invece, onesto, di affetti. Accantonare la verità, per spirito egoistico, d’amore, per difendere i propri cari o perseguire la giustizia anche a costo di sacrificare sé stessi per il bene comune? Federica Angeli è questo insieme di cose, perché in lei vige un dogma: «la legge è uguale per tutti». Ha cercato di scavare a fondo, andando oltre i propri limiti, per cercare l'umanità scomparsa nel suo paese natio. Ostia, una città nella città, capeggiata dal clan Spada. Questi, in pochi anni, come una piovra, hanno cercato di espandersi sostenendo la tesi «che qui è nostro e che qui te ne devi anna», ma tramite la determinazione, il coraggio della verità, talvolta incosciente, la Angeli è riuscita a spezzare i tentacoli della corruzione e violenza. Minacce al figlio con il segno della croce avrebbero spinto ogni madre a lasciare perdere ogni investigazione; ma il gioco del servo – padrone doveva scemare per lasciare muovere le pedine verso la giustizia. Federica ha deciso di colpire il corpo del mafioso in più punti, attraverso vari mezzi. Tramite giornali e denunce, ma non solo. Anche i social furono un buon strumento per risvegliare le coscienze. La salvezza, il perno sui cui affidarsi in tutto questo, era la famiglia. Ma per lungo tempo pensò di essere sola, non capita da nessuno, nemmeno dai suoi cari. Tuttavia, quando ci furono le prime sentenze che confermavano l'esistenza della mafia, le cose iniziarono a muoversi sotto un'altra prospettiva.
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