Un abisso in superficie

Pensata per i ragazzini, questa favola merita di essere letta con attenzione anche dagli adulti. Un testo semplice, scorrevole ma per niente banale che, attraverso una attenta scelta delle parole e delle situazioni, offre una grande ricchezza di spunti di riflessione sull'impiego della rete.

Tutti prima o poi fanno un tuffo sott'acqua e provano quella strana sensazione di entrare in un'altra dimensione, una dimensione silenziosa, un mondo diverso da quello della superficie piena di suoni e rumori. Come il mare anche il web è il più delle volte " silenzio ". Tuffandosi nel mondo virtuale non serve la voce ma solo parole; si osserva la vita degli altri e si gioca a costruirsi un'identità schermata e talvolta differente da quella reale, che in molti casi genera sensazioni di non accettazione. Lo schermo del web difende, mette al riparo da giudizi e le parole aiutano a elevare l'autostima spesso schiacciata dal mondo reale. Il silenzio diventa un forte rumore quando invade la quotidianità, il silenzio interiore quello che circonda e amplia la sensazione di vuoto. In queste situazioni può trovarsi chiunque, dall'adolescente all'adulto e quando il silenzio diventa, più profondo genera l'illusione che nell'altra dimensione è possibile riempirlo di significato. Questa falsa speranza, condita da ingenuità e intenzione fraudolenta di altri, porta verso conseguenze che si traducono in atti che ledono la libertà fino a epiloghi più cruenti. Certo demonizzare il tutto è sbagliato, il mare del web ha grandi potenzialità ed è innegabile la validità del mezzo. Grazie alle community, tanti hanno ritrovato vecchi amici, fanno circolare idee e promuovono iniziative sociali, politiche etiche che si diffondono in maniera rapida e trovano condivisioni e azioni immediate proprio sul web. Quando invece lo scopo è un altro, bisogna aiutare i malcapitati, che diventano preda, che nel mondo reale c'è la soluzione. Le autorità competenti, gli adulti pronti all'ascolto possono sostenere e aiutare chi ha paura di parlare, abbattere l'omertà generata dalla paura del giudizio. Solo così si frantuma quel silenzio che protegge chi di quella dimensione virtuale ne ha fatta la sua arma più potente e subdola.