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Alamein 1933-1962 - Paolo Caccia Dominioni - copertina
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Alamein 1933-1962
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Alamein 1933-1962 - Paolo Caccia Dominioni - copertina
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Descrizione


Vincitore premio Bancarella 1963

«Il libro che, meglio di ogni altro, ha raccontato la battaglia simbolo della guerra sul fronte d'Africa.»

Il destino di Paolo Caccia Dominioni, soldato e ingegnere, umanista, esploratore e scrittore, è indissolubilmente legato al nome di un luogo perso nelle sabbie del deserto africano: Alamein. Il primo viaggio nel 1933, poi il ritorno durante la epocale battaglia del Secondo conflitto mondiale, infine la lunga ricerca dei corpi dei cinquemila soldati italiani caduti. Caccia Dominioni racconta in questo straordinario libro le vicende del battaglione italiano che fu al centro dello scontro e ne ripercorre l’odissea attraverso le tragiche storie dei due unici superstiti: il comandante e un soldato semplice.
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Dettagli

2006
7 aprile 2011
480 p.
9788842536284

Valutazioni e recensioni

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Rigus68
Recensioni: 5/5

E’ un libro straordinario, scritto molto bene da chi ha vissuto in prima persona questi avvenimenti. E’ un racconto pulito, incalzante, senza voli pindarici, che va diretto agli eventi e li narra con grande passione. C’è un punto che forse pochi hanno notato, ma che è divenuto di estrema attualità con la pubblicazione, nel 2016, di un libro sul Pervitin, la droga che ha alimentato l’intero esercito nazista, per non parlare di quel super-drogato che era divenuto Hitler stesso. La metamfetamina, che scorreva a fiume nell’intero esercito nazista a mano a mano che la guerra progrediva, e che forse è stata in parte responsabile delle atrocità dell’esercito tedesco, non-eguagliate da alcun altro esercito sullo scacchiere della Seconda guerra Mondiale, avrebbe potuto portare alla vittoria i tedeschi, non fosse stato per l’enorme superiorità di mezzi e e uomini delle truppe alleate. Se così fosse stato, la guerra sarebbe stata vinta da un esercito di drogati! Ebbene, a p. 233 (del mio testo Longanesi del 1963) PCD dice: “I tedeschi avevano distribuito, prima dell’attacco, una pastiglia di simpamina per uomo”. Erano solo gli inizi, poi venne distribuita liberamente a tutti i soldati del III° Reich. Chapeau per l’acume. E’ imperdibile per la minuta descrizione, per la scrittura limpida, e per la pietas che permea la seconda parte, quando PCD e Chiodini passano anni nel deserto a recuperare i cadaveri di tutti i soldati. Sembra quasi un racconto dell’Iliade di Omero. Con un caveat: eravamo noi gli aggressori che, per una folle decisione del tronfio duce Mussolini, c’eravamo impegolati in una guerra senza senso, per di più alleandoci con la Germania. Quindi era più che giusto che fossimo duramente sconfitti.

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disposablehero
Recensioni: 5/5

A chi non vuole rassegnarsi all'egoismo che tiene in ostaggio il tempo presente, a chi guarda alla storia come maestra di vita, questa lettura darà conforto e linfa. Stoicismo e frustrazione, epica e assurdità, si susseguono tambureggianti in una parabola magistrale, struggente, per certi versi inquietantemente attuale. Sillavengo, "cavaliere" d'altri tempi dal dono prezioso dell'obiettività, ha fatto dell'onorare i caduti uno stile di vita, destinando pari rispetto a quelli di parte avversa. Per non dimenticare i vinti, cui tutto mancò fuorché il valore.

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dario c
Recensioni: 5/5

Meraviglioso e stupendop affresco di guerra, raccontato da un protagonista che ha un entusiasmo ed un rispetto del nemico da far pensare ai cavalieri medioevali. Fantastiche le illustrazioni, che sono riproduzioni a china dello stesso autore. La lettera finale, scritta dal "Maggiore Sillavengo" a Montgomery ha qualcosa di cui dobbiamo tutti andar fieri. Grazie a Caccia Dominioni di averci dato questo affresco.

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