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Anno edizione: 1988
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Qualunque aspettativa si possa avere da questo libro prima di aprire la copertina, una volta aperto e iniziato a leggere, verrà in breve messa in discussione. L'ironia che porta l'autore ad abbandonare i suoi panni di storico - fra i più importanti del Novecento italiano - e ad indossare quelli dell'intrattenitore culturale è disarmante e, per certi versi, dissacrante: in poche pagine ci accompagna in un Medioevo mai visto, dove tutto girava intorno al...pepe. D'altro colore è il secondo saggio, agrodolce, poiché il quadro descrittivo che ne emerge può essere applicato serenamente - e tristemente - al nostro presente, pur avendo visto la prima stampa "ufficiale" (la prima edizione fu stampata esclusivamente per gli amici nel '76), ormai trent'anni or sono. Un libro con uno spessore certamente maggiore rispetto a quello che mostra, dato il ridotto numero di pagine; è un libro che fa sorridere, fa riflettere, fa impensierire e che, insomma, alla fine lascia..."Allegro, ma non troppo".
DA LEGGERE , LEGGERE,LEGGERE! E' UN LIBRO LIEVE MA DA MEDITAZIONE
Il libro è stato scritto, per ammissione stessa dell'autore, utilizzando ironia ed umorismo come principali elementi ispiratori ed il testo è il collage di due saggi (originariamente scritti in inglese nel 1973 e nel 1976) che trattano due argomenti molto diversi tra loro. Il primo riguarda il presunto ruolo del pepe nello sviluppo economico dell'Europa del Medioevo. Si tratta chiaramente di una dimostrazione per assurdo, ma è talmente ben congegnata (è perfino sorretta da equazioni di matematica finanziaria) che potrebbe apparire vera. Un eccellente esempio di come, con intelligenza ed applicazione, si possa di fatto dimostrare qualsiasi cosa (e manipolare chiunque..). Il secondo tratta invece della stupidità umana ed è un capolavoro, fulminante nella sua semplicità, schematicità ed... attualità. Anche in questo caso le ampie ed esaurienti spiegazioni delle tre leggi fondamentali sulla stupidità, sono supportate dalla matematica, visto che per spiegarne il concetto l'autore utilizza un grafico che effettivamente aiuta bene a capire cosa vuole dire. Un grafico che oltretutto può essere usato per valutare le persone con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni e che quindi permette anche di adottare delle contromosse razionali nei loro riguardi.
Recensioni
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recensione di Albani, P., L'Indice 1989, n. 2
Il libro di Cipolla, eminente storico dell'economia, studioso di fama internazionale del funzionamento dei sistemi economici prima della rivoluzione industriale, è un pamphlet pieno di umorismo, formato da due brevi saggi apparsi originariamente in inglese (a testimonianza del proverbiale senso dell' humour che contraddistingue il mondo anglosassone) nel 1973 e nel 1976 in edizioni riservate agli amici.
Il primo, intitolato "II ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo", è una divertente parodia del modo di fare storia sociale antica.In esso si narra, fra l'altro, di come Pietro l'Eremita, amante dei cibi pepati, sia stato mosso da uno scrupolo ben più ampio di quelio religioso nel promuovere la sua infelice crociata per liberare la Terra Santa dall'oppressione musulmana: in realtà, con quella spedizione, egli intendeva riaprire le vie di comunicazione con l'Oriente e rifornire l'Europa di pepe, forte afrodisiaco divenuto un bene ormai scarso in Occidente. O di come la Guerra dei Cento Anni sia scoppiata a causa del controllo delle zone viticole francesi, essendo il vino inglese notoriamente pessimo.
Nel secondo saggio, "Le leggi fondamentali della stupidità umana", Cipolla affronta un tema di grande interesse ed attualità, in tempi come i nostri segnati da rinnovate "debolezze" dell'intelligenza.
Considerato lo stupido "una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita", l'autore, avvalendosi di un nutrito corredo di grafici e della consueta propensione alla scoperta di uniformità che muove la ricerca degli economisti, definisce alcune Leggi Fondamentali riguardanti la stupidità umana, da cui emerge la nostra sottovalutazione, da una parte, del numero di individui stupidi in giro per il mondo e, dall'altra, della loro pericolosità, e di come, inoltre, la probabilità d'essere stupidi risulti indipendente da qualsiasi altra caratteristica umana.
Il limite (serio) delle teorizzazioni di Cipolla sull'argomento riguarda a nostro avviso l'aver considerato solo un aspetto - quello negativo, e perciò stesso più banale - della stupidità. "Artista silenziosa " come la chiamò Musil, essa presenta, al contrario, potenzialità creative, dissacranti, innovative; è, per dirla con Oscar Wilde, "la Bestia Trionfans che immancabilmente fa uscire la saggezza dalla sua tana". Insomma non si può dimenticare che esiste una stupidità "intelligente", non malvagia, arma critica usata da personaggi antieroici, come Don Chisciotte, Bouvard e Pecuchet, il buon soldato Svejk, ecc., o da movimenti d'avanguardia come Dada.
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