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Anno edizione: 2017
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Alraune (o Albraune) in tedesco significa mandragola. La leggenda di questa pianta magica risale all’epoca delle Crociate. Si narra che il condannato a morte, appeso nudo al patibolo, nel suo ultimo istante di vita espelle il proprio seme che, fecondando la terra, dà vita alla mandragola, una radice nodosa che ricorda un omuncolo privo di sesso. A mezzanotte, quando lo si dissotterra, l’essere emette urla lancinanti e terribili. La radice è considerata un amuleto portafortuna: arreca ricchezza, fama, fascino, fertilità; ma in un secondo momento anche sofferenze e disgrazie. Hanns Heinz Ewers (1871-1943), autore del romanzo in questione, riprende il mito della mandragola per poi impersonificarlo in un essere senziente di carne e ossa, una femme fatale di nome – non a caso – Alraune. Essa infatti incarna tutte le caratteristiche della magica radice, comprese le peculiarità magiche dispensatrici sia di benefici che di sciagure. Ewers attinge dal macabro in voga nella sua epoca ispirandosi a scrittori quali Arthur Machen e Edgar Allan Poe. Ma nelle pieghe del suo romanzo si nascondono anche rimandi all’alchimia, al mito e al folklore medievale, senza trascurare tutto il corollario che caratterizza il gotico più cupo. Un tale bagaglio culturale unitamente a uno stile moderno, evocativo e scrupoloso rendono Hanns Heinz Ewers un autore da annoverare tra i classici del genere. A ragion veduta l’editore Hypnos lo propone in un’edizione estremamente curata sia dal punto di vista della traduzione che dell’apparato critico, dandoci l’opportunità di riscoprire un’opera senza tempo.
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