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Amo Giovanni affronta estesamente il quarto vangelo, il più manipolato di tutti, proprio perché, originariamente, il più lontano dalla impostazione mistica del protovangelo marciano, che ha determinato la configurazione principale degli altri due sinottici. Il misticismo stava nel fatto che di fronte alla tomba vuota Pietro elaborò l'interpretazione della “resurrezione”, quando al massimo si sarebbe dovuto parlare di “strana scomparsa di un cadavere”, visto che l'unica cosa che avevano in mano era la sindone: l'unica prova che però non dimostra nulla. Il vangelo originario di Giovanni si può solo intravedere nell'attuale vangelo canonico, ma gli indizi sono sufficienti per capire che il Cristo non solo non aveva nulla di religioso, ma doveva anche essere un personaggio politicamente pericoloso per i poteri costituiti, in particolare per quello romano, che gli comminò non solo l'esecuzione capitale ma anche una pesantissima flagellazione, unitamente a varie torture. L'altro grande nemico del movimento nazareno era la casta sacerdotale del partito sadduceo, collusa col potere romano e che gestiva il Tempio di Gerusalemme in maniera alquanto corrotta. Questo partito non poteva certo tollerare un intellettuale estraneo ai dogmi della fede, avverso all'istituzione del Sinedrio e perennemente in conflitto coi gestori delle sinagoghe. Se l'impostazione cronologica di Giovanni è esatta, i tentativi insurrezionali del Cristo furono due: uno contro il Tempio, all'inizio della sua carriera politica, quando cercava l'appoggio degli esseni o dei seguaci del Battista, senza disdegnare quello dei farisei; l'altro nel corso dell'ingresso messianico, quando il tentativo insurrezionale era principalmente rivolto contro i romani e indirettamente contro i sadducei. Di particolare in Amo Giovanni è la convinzione che il Cristo non fosse affatto uno zelota, altrimenti avrebbe cercato di fare la rivoluzione quando i cinquemila galilei gliela chiesero sul monte Tabor.
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