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L’amore ai tempi del colera narra di una tormentata storia d’amore, in cui la fedeltà e la pazienza di un uomo, Florentino Ariza, ha indubbiamente dell’inverosimile, ma se si considera la personalità dell’individuo, la sua passione che gli consente di vivere per quanto inappagata, il suo romanticismo in cui sofferenza e felicità si incrociano e sono indispensabili luna all’altra, si può comprendere come nulla sia impossibile quando ci sono in gioco dei sentimenti che travalicano qualsiasi logica. Il suo desiderio è per Fermina Daza, figlia di una famiglia assai ricca e che desidera per lei un matrimonio molto più di prestigio di quello che invece potrebbe contrarre con un figlio del popolo. Lei è lusingata dalle attenzioni del giovane, ma forse il sentimento che prova non è amore, ma compiacimento, così che, senza che vi sia una vera e propria attrazione, sposa il Dott. Urbino, un partito d’oro, un medico, l’uomo più in vista e stimato della città. Mentre poco a poco lei finirà con l’apprezzare il marito, il giovane Florentico, che si è proposto di fare una scalata sociale per assicurare a Fermina quell’agiatezza e quel livello a cui è abituata, non demorde, se ne sta in disparte, sembra quasi rassegnato, ma il suo proposito di poter un giorno unirsi alla donna dei suoi sogni resta inalterato e arriva perfino a consumare amori carnali usando tutte le cautele possibili perché lei non ne venga a conoscenza, tanto che con il tempo, quando la sua carriera nell’azienda dello zio lo porterà molto in alto, la gente penserà di lui come di un invertito o addirittura di un pederasta. La morte improvvisa che coglie il dottor Urbino, quando lui e la moglie Fermina sono ormai avanti con gli anni, consente a Florentino di concretizzare infine il suo sogno. Non è mia abitudine raccontare la trama dei libri che leggo, ma in questo caso ho dovuto tracciarla, sia pure nelle sue linee generali, perché il romanzo di Marquez, pur presentando una storia avvincente, ha pregi che vanno ben oltre e risiedono nella straordinaria capacità dell’autore di rendere plausibile una storia che ha dell’inverosimile, destreggiandosi abilmente fra due vite che sono necessariamente diverse e che sembrano procedere indipendenti l’una dall’altra, con le descrizioni puntuali delle atmosfere, dei paesaggi, dei protagonisti di una repubblica sudamericana che vede ogni tanto scoppiare guerre locali e in cui quasi endemico è il colera, con ricorrenti epidemie. Mi soffermo in particolare su un aspetto importantissimo relativo alla capacità di dare credibilità alla vicenda, un risultato ottenuto con una strategia narrativa in cui al centro dell’attenzione ci sono i sentimenti e fra questi l’amore, per il quale nulla è impossibile; inoltre i molti personaggi femminili sono perfettamente funzionali allo scopo, sono madri premurose per Florentino che arriva alla vecchiaia quasi senza accorgersene e che appunto in età avanzata riuscirà a concretizzare quell’amore con Fermina che è stato il fine della sua vita. Sono pagine di grande dolcezza, in cui non sarebbe stato difficile cadere nel ridicolo senza la sensibilità di Marquez che riesce perfino a rendere commovente un amplesso fra due individui che ormai sono nell’inverno della loro esistenza. Mi è piaciuto molto, l’ho letto con un interesse via via crescente e alla fine ho provato un concreto appagamento, ho gioito nel vedere come l’amore, quello vero, non abbia età.
Un libro che mi ha riempito di vita! Un toccasana per il cuore e la mente. Forgiato da una scrittura dirompente, fluida, netta, che scorre nelle vene. Potente! Non avevo mai letto nulla di Marquez, ma questo è bastato a farmi un’idea chiara di un vero Premio Nobel! Continuerò a leggere i suoi capolavori.La storia d’amore lunga cinquantatré anni, mi ha incuriosito e mi ha commosso. All’inizio, le prime pagine, mi hanno riempito e arricchito della quotidianità della coppia Urbino. La loro unione, l’intimità, una vita insieme lunghissima, E’ possibile intravedere nell’arco di tutto il romanzo: l’Amore osteggiato, vilipeso, tormentato, appassionato, conturbato e talvolta perverso. Insomma viene sviscerato ogni sua forma e dimensione.Il romanzo segue il punto di vista dei due protagonisti, i loro punti di vista: Fermina Daza e Florentino Ariza. Fermina Daza: donna dalla grande personalità. Un essere conturbante.Una femminilità eterea. Essa vede Florentino come un ombra, un fantasma talora. Che la turba e la coinvolge.Vede il matrimonio con Juvenal Urbino, un escamotage contro la noia. Florentino Ariza: si sente vittima, vivrà una febbre colerica, un arsura, una fame di Amore che lo perseguiterà tutta la Vita. Di Florentino, mi ha colpito la sua fitta corrispondenza con Fermina. Che però Fermina troncherà. Florentino è vittima ed artefice dell’amore. Conoscerà tantissime forme di amore, un amore che è misura di tutte le cose. Ho provato un profondo diletto nella scoperta delle diverse storie che ha intrapreso con innumerevoli donne, il modo di conoscersi intimamente. Lo stile è qualcosa che va dalla passionalità, alla vitalità sfrenata, alla dolcezza, al serio ed al faceto. Ogni cosa che viene descritta è viva, prende sostanza, prende significazione.Un tale e siffatto stile è stato un linguaggio edulcorante.Parole oniriche, allietanti. Insomma, è stato un dolcissimo viaggio che porterò a lungo nel cuore e nella mente, col ricordo, le sensazioni, le emozioni provate, lo serberò gelosamente nel mio cassetto segreto
A farmi arrivare in fondo al libro è stata la bravura disumana di Garcia Márquez. È un Premio Nobel e si vede, o meglio si sente, perché il suo stile ha un qualcosa che tiene i lettori incollati alla pagina. Al di là della scrittura, però, la trama non mi convince e non tanto per la sua nota irrealistica (un amore platonico, quasi inesistente, che sopravvive per 55 anni...) ma perchè finisce per essere, a mio avviso, il lieto fine immeritato di un personaggio meschino. Fiorentino Ariza, il protagonista maschile, è sostanzialmente un inetto (la sua carriera la deve tutta allo zio) che passa da un'amante all'altra, mentendo a ogni donna allo stesso modo e passando oltre quando non lo soddisfa più. A settant'anni passati viene nominato tutore di una ragazzina di sì e no 14 anni e ne fa la sua ultima amante, sfociando in una perversione che trovo difficilmente giustificabile. Anche quando la ragazza si suicida, lui non si assume responsabilità, ma prosegue felice il suo tanto agognato viaggio d'amore con la donna della sua vita. Solo in apparenza, insomma, il romanzo è una celebrazione dell'amore.
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