Antonio e Cleopatra. Testo inglese a fronte - William Shakespeare - copertina
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Letteratura: Gran Bretagna
Antonio e Cleopatra. Testo inglese a fronte
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Descrizione


Introduzione di Nemi D'Agostino Prefazione, traduzione e note di Sergio Perosa. Con testo a fronte. Nell'"Antonio e Cleopatra" (1606-07) Shakespeare insegue un difficile equilibrio tra dramma storico e tragedia individuale. Schiavo della sensualità e del fascino maturo di Cleopatra, Antonio abbandona la sposa Ottavia e abdica al ruolo di triumviro. Battuto da Ottaviano prima ad Azio, poi ad Alessandria, alla falsa notizia della morte della regina d'Egitto si lascia cadere sulla spada spirando infine tra le braccia dell'amata che a sua volta riconosce nel suicidio l'unica decisione onorevole. Se l'integerrimo Ottaviano incarna la Realpolitik imperiale, il mondo dell'ordine e dell'efficienza romana, il corrotto Antonio esprime la tragedia dell'uomo d'azione che soccombe a una lussuria tanto indegna quanto irresistibile, ma anche la grandezza d'animo di chi rinuncia al freddo tornaconto politico in nome della spontaneità e della pienezza di vita. Sui due protagonisti maschili campeggia Cleopatra, cortigiana d'Oriente, principessa ammaliatrice, ma soprattutto eroina di una storia d'amore che attraverso la poesia di Shakespeare sfida la morte e il tempo.

Dettagli

Tascabile
18 ottobre 2002
320 p., Brossura
9788811363248

Valutazioni e recensioni

  • Sarah Alviti

    Un'opera che oscilla a metà tra storia e mito, tra tragedia e commedia e oppone simbolicamente Roma, che rappresenta il potere fondato sulla ragion di stato, incarnata da Ottaviano, optimus civis romano, e Alessandria d'Egitto, trionfo del piacere, delle naturali pulsioni umane e della bellezza esteriore, incarnata dalla bellissima Cleopatra. Tra la razionalità di Ottaviano e la seducente femminilità di Cleopatra, oscilla un Antonio, svuotato del suo eroismo, incapace di gestire l'una e l'altra dimensione, accecato dalla passione tanto da non rendersi conto dell'ambiguità della regina egizia e da soprassedere ai suoi tradimenti, in una interiorità travagliata che lo porterà all'autodistruzione, configurandolo come un anti-eroe vinto dalla passione per eccellenza. La morale, tuttavia, non è immediata e univoca: amaro riconoscimento della costante sconfitta dell'umanità, nelle sue emozioni più istintive, di fronte al potere, razionale e privo di sentimento? O l'ennesima prova della fragilità umana qualora devota unicamente al caos della sfera emotiva? Shakespeare, con il suo inconfondibile stile fluido, semplice, immediato ma mai banale, instilla nel lettore il dubbio, lasciando al lettore e allo spettatore il compito di trovare la vera morale del racconto, qualora davvero ne esista una.

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