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l film trae spunto dalla chiusura delle case chiuse avvenuta l'anno precedente a causa delle legge Merlin , viene girato in una autentica ex casa chiusa in via Fontanelle Borghese suscitando le rimostranze di alcuni deputati . Il ruolo di Totò è secondario ma formidabili sono i duetti con Peppino , l'amico e collega ritrovato . Al film partecipa anche Luigi De Filippo nel ruolo di un soldato doppiato con accento ligure . Scriveva Pietro Bianchi : " E' un film d'argomento grasso che soltanto l'abile regia dell'intelligente Bolognini riesce a non far scivolare quasi mai nel cattivo gusto .[..] Gli attori sono bravissimi . [..] Totò un nonno da Oscar [..] " .
Roma, secondo dopoguerra. Dopo l'omicidio di una giovane pittrice si libera un appartamento che sarà dato, in coabitazione, a due famiglie. La prima è la famiglia di Peppino Armentano, di professione callista, composta da lui, la moglie, due figlie, due figli e il nonno. La seconda è una famiglia di due esuli istriani composta anche da nonno e un solo figlio. Passano gli anni, siamo ormai nel 1958, e la convivenza nello stesso alloggio ha i suoi piccoli problemi quotidiani che esplodono il giorno della notizia della nascita del nono figlio degli istriani. Peppino viene messo dalla moglie di fronte alla propria incapacità di dare una dimora dove poter vivere in santa pace.
Testimonianza di un momento storico. Eppure, un film fuori dal tempo: un’opera intramontabile nel suo presentare la famiglia come un microcosmo in cui si riflette la situazione della società, la quale, con i suoi cambiamenti, è in grado di sconvolgerne gli equilibri affettivi. L’Italia del secondo dopoguerra entra nella quotidianità degli Armentano (padre callista, madre casalinga, quattro figli ed un nonno) attraverso gli aspetti che più hanno inciso sulla vita delle città: la crisi degli alloggi e la legge Merlin. Un Paese incamminato verso la modernità avanza a fatica attraverso la densa cortina del perbenismo borghese e dello spirito militaresco, le due anime di un regime ormai tramontato, ma di cui sopravvivono le ombre, nei caseggiati, per le strade, nelle caserme. L’ambientazione quasi interamente teatrale – gran parte del racconto si svolge dentro le mura domestiche – dà voce alla dimensione umana del dramma epocale in cui un passato da dimenticare si frappone, nonostante la voglia di lasciarselo alle spalle, alla realizzazione di un futuro veramente nuovo, in cui tutto deve essere ripensato. Il desiderio di uscire dai postumi di una guerra devastante si scontra con una strana forma di nostalgia, a cui allude l’”Arrangiatevi!” del titolo: un invito a superare la difficoltà di accettare che, d’ora in poi, nulla sarà più come prima.
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