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Ars attack. Il bluff del contemporaneo - Angelo Crespi - copertina
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Ars attack. Il bluff del contemporaneo - Angelo Crespi - copertina
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Descrizione


Calzini sporchi, palloni gonfiabili, squali in formaldeide, asini tassidermizzati, e poi sassi gettati per terra, tanta pornografia e molta coprofilia. Dissacrazione, nonsense, divertimento inutile sembrano le nuove categorie dell’arte contemporanea, in cui solo il mercato definisce il valore di un’opera, e ogni giudizio estetico è bandito. Oggi niente ha più senso se non il marchio di fabbrica dell’artista che genera, al di là del risultato, arte come il melo fa le mele, obbedendo al cieco verbo della produzione e del guadagno, mentre i musei del contemporaneo, vuoti esoscheletri senza contenuti, certificano i prezzi di questi nuovi “titoli spazzatura”. Nessun problema se questa nuova arte non aspirasse al paragone con l’arte della Tradizione, a confrontarsi con i grandi del passato. Per essa bisognerebbe trovare un nuovo nome, una nuova categoria per una nuova tassonomia in cui comprendere tutte quelle cose brutte, insensate, spesso mal formate, che però si autodefiniscono arte. Per quest’ultime, Angelo Crespi s’inventa il termine sgunz, affondando la lama dell’osservatore disincantato e competente nel marcio dell’attuale sistema: critici, curators, galleristi, giovani e vecchi artisti di fama, tutti al tempo stesso vittime e fautori di un meccanismo che non fa altro che perpetuare se stesso. Sulla scia di una consolidata scuola di pensiero che va da Robert Hughes a Jean Clair, un pamphlet che si pone come un manuale di sopravvivenza in una giungla sempre più intricata, una scialuppa di salvataggio per chiunque senta di aver perso la bussola, per chi naviga controcorrente e crede ancora nell’arte. Quella vera.
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Argomenti

Dettagli

2014
1 luglio 2014
112 p.
9788860101297

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cstdra
Recensioni: 4/5

E’ un libro che consiglio a tutti, addetti ai lavori e appassionati, anche se un filo pro accademia. Usa un lessico schietto e diretto quindi preparatevi e in alcuni passaggi è un po’ polemico e dissacrante verso le arti visive. Pur condividendo le osservazioni sul fatto che oggi conta più l’artista che l’opera d’arte (visto che gli artisti più famosi non fanno niente con le loro mani), che a valere sono solo le opere presenti nei musei o nelle gallerie di grido che siano da considerarsi artistiche o meno e che i curators non si intendono di arte ma di affari , sulla questione bellezza vorrei discuterne. Trovo in generale che le critiche fatte in questo libro siano, forse volutamente, aggressive ma c’è di peggio in giro. Le arti visive volenti o nolenti sono circoscritte all’art system con tutti i fan club del caso, ma a mio avviso nella musica c’è di peggio. Qualsiasi ragazzetto che esce da un talent si definisce cantante, non serve essere nemmeno intonati viste le ultime tendenze canore (trap, rap. …); la cosiddetta arte dello spettacolo (in TV) fa anche peggio: mancano preparazione, originalità, creatività solo lacrime, disgrazie (col benestare della D’urso) e reality, senza dimenticare i numerosissimi programmi sulla cucina con o senza competizione (ne abbiamo veramente bisogno?). Che dire poi della politica? Per governare un paese non ci sarebbe bisogno di statisti con cognizione e preparazione di causa? Ma questo è un argomento inesauribile. Quindi sig. Crespi non se la prenda troppo, magari un giorno a una mia esposizione darà anche a me dello sgunz!

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Rosa Maria
Recensioni: 5/5

Documentato, incisivo, colto e irriverente nei confronti della "nuova religione" dell'arte contemporanea. Nello stesso tempo sintetico e pure facile da leggere. Il re è nudo e lo sapevamo tutti, ma sentirlo dire da un esperto fa bene al cuore

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