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Bellissimo libro su Giovanni Falcone che indaga in maniera chiara e diretta sulle trame,le invidie,gli ostacoli che hanno isolato sempre di più il magistrato palermitano fino al tragico epilogo di Capaci.Consigliatissimo.
Ottimo libro.lo consiglierei sicuramente ad un amico.
Giovanni Falcone era un uomo solo. Come recita il sottotitolo del volume, egli aveva troppi nemici. Quali? In primo luogo Cosa Nostra, che Falcone portò alla sbarra facendone condannare i capi all’ergastolo. Poi l’area vasta di quanti erano contigui a Cosa Nostra, nel mondo politico e non. In terzo luogo (e verrebbe da dire soprattutto) molti ambienti della magistratura italiana. Falcone aveva svelato la struttura organizzativa di Cosa Nostra, basata su un’unica struttura piramidale di comando, che assumeva decisioni e deliberava i delitti e su regole interne inderogabili. Egli intuì che il contrasto alla mafia necessitava di metodi nuovi e di una Procura (e di un procuratore) nazionale antimafia, nella quale confluissero e fossero centralizzate tutte le indagini fino ad allora segmentate. Ma gran parte della magistratura ritenne che la Superprocura avrebbe ridotto il “potere diffuso” di indagine dei singoli magistrati e sarebbe diventata “un Cavallo di Troia per mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e l’obbligatorietà dell’azione penale”. Di qui la diffidenza del mondo magistratuale verso Falcone, cresciuta dopo che egli divenne Direttore generale degli Affari penali quando ministro della Giustizia era il socialista Martelli, in un governo guidato da Giulio Andreotti. Il libro di Bianconi offre tanti spunti che meriterebbero di essere raccolti. Ma, alla fine della lettura, resta un interrogativo: dietro la morte di Falcone (e di Borsellino) ci fu solo la mafia? Bianconi non si pone la questione, ma nella “società politica” è stata più volte affacciata l’ipotesi che Falcone sia morto anche a causa di interessi internazionali intenzionati a stroncare alcune sue indagini su casi di grande riciclaggio (come quello legato all’uscita dalla Russia post comunista di ingenti somme di denaro nella disponibilità del KGB, sul quale il Procuratore russo Stepankov aveva chiesto e ottenuto la collaborazione di Falcone).
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