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C’è un sottile confine tra le due sponde della bellezza: quella di maniera, fine a se stessa e quella vera, quella che ti cattura. E questo confine, quando si parla di musica, è costituito dall’animo dell’Artista. Nel nostro caso siamo sulla sponda giusta. Sulla sponda della bellezza che ti trasporta, ti coccola, ti ammalia, ti seduce, ti emoziona. E di pura emozione sono pervase le note di questo album. Un’emozione vera, genuina, ancestrale che satura gli spazi lasciati liberi dalla tecnica, da questa assolutamente incolmabili. Un’emozione ingenua ma allo stesso tempo forte, penetrante. “L’ATTESA”, primo lavoro di Claudia Mastrorilli, dimostra – qualora ce ne fosse ancora bisogno – che non basta più essere dotati solo di abilità sullo strumento ma è necessario arrivare al cuore dell’ascoltatore per riuscire a trasmettere le emozioni del proprio. E tanto più belle e vere saranno tali emozioni, tanto più facile sarà per l’Artista riuscire a conquistare l’animo altrui. “L’ATTESA” riesce in questo intento. Ne viene fuori un disco dolce ed espressivo, capace di coniugare il cristallino talento tecnico di Claudia con la bellezza e la purezza del suo animo. E ‘ una miscela di minimalismo, di new age, di musica colta, un mix che forma una collana di 12 perle e che si snoda in un meraviglioso connubio di suoni, di idee, di situazioni, di sensazioni. Troviamo contaminazioni classiche, sentori di Ludovico Einaudi, di Michael Nyman, di Wim Mertens e omaggi a Jan Garbarek ed alla migliore scuola italiana del jazz. È un disco denso, profondo, intenso, a tratti anche lancinante. Prova ne è il brano intitolato “Gli amanti”, perfetta trasposizione in musica di un rapporto a due fatto dapprima di sguardi, di carezze, di tenerezze e successivamente di sfrenata passione. Splendido il brano intitolato “In cammino” ove il pianoforte dell’Artista si fonde magnificamente con i due violini, la viola ed il violoncello dello String Quartet. A dir poco sublime quello che segue, intitolato “Il presagio”. Denso di pathos, ove il legno del violoncello di Piero Salvatori (Alborada String Quartet di Paolo Fresu) ed il lirismo delle note del pianoforte di Claudia disegnano un affresco di grande tensione emotiva. Da brividi! Ritroviamo ancora il magico violoncello e le stesse calde, vibranti suggestioni nel brano intitolato “Spleen” ove Salvatori improvvisa completamente la sua partitura. Bellissimo l’unico brano cantato, che cui prende il titolo l’album, ove la voce evocativa di Cristina Palmiotta e la struggente tromba di Giorgio Distante creano un appassionato, intrigante monologo d’amore. Un incantevole omaggio alla Francia è “Les tres jours de reve” dove le note di Claudia e l’accordion ed il vibrafono di Giovanni Chiapparino ci trasportano idealmente sul lungosenna consentendoci di immaginare innamorate passeggiate al chiaro di luna accompagnate dal carretto con il pianoforte a manovella e di vedere i pittori agli angoli delle strade intenti a fermare quegli indimenticabili momenti. Splendido! Un cenno particolare merita la rielaborazione della colonna sonora di “Pinocchio”, lo sceneggiato televisivo con Andrea Balestri, diretto da Luigi Comencini e trasmesso per la prima volta dalla Rai nel 1972. E’ la malinconica interpretazione di Claudia legata alla sua infanzia, resa ancora più intensa e vivida dalle note dell’organetto e della lama sonora di Alessandro Pipino dei Radiodervish. “L’ATTESA” è’ un disco all’apparenza facile ma che, ascolti dopo ascolti, riesce a toccare le corde più profonde dell’animo. È un disco che occorre dapprima metabolizzare e poi interiorizzare per poter cogliere appieno le intenzioni musicali ed espressive dell’artista. Un disco che timidamente ti porge la mano e piano piano ti rapisce. Aldo Di Caterino
Recensioni
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