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Immensa Michela Murgia. Come tanti altri dei suoi saggi, Ave Mary non delude, ma apre gli occhi e analizza con la lente d'ingrandimento alcune delle nostre sovrastrutture di pensiero riguardanti la donna. Infatti, l'opera mira a svelare cosa ci sia dietro la rappresentazione sociale e culturale che abbiamo oggi della donna e, in questo dipinto, la Chiesa ha un ruolo fondamentale. Che un individuo sia credente o meno, egli sarà comunque influenzato dalla rappresentazione che la Chiesa cattolica ha tramandato per secoli. Badate bene, si parla di Chiesa, non di religione. La religione cattolica avrebbe avuto un ruolo enormemente sovversivo e probabilmente il corso della storia sarebbe stato molto diverso se la Chiesa non fosse stata formata da uomini figli di una cultura ben più antica di quella cristiana, ovvero quella maschilista. Nella sua trattazione, la Murgia inizia ogni capitolo portando esempi tratti dalla propria esperienza per poi lanciarsi nella riflessione sociale, religiosa e storica. Nel complesso, lettura scorrevole ed illuminante.
Tutti (credenti e non) dovrebbero conoscere e leggere questo saggio della Murgia. Oltre ad aver scoperto che Michela Murgia è una teologa (credevo si occupasse prettamente di letteratura) fine e capace di spiegare con discreta facilità tutti gli argomenti di cui ha trattato nel libro, ho scoperto le sue doti da scrittrice, competente e chiara (che sono le caratteristiche fondamentali per un autore di un saggio). Ave Mary è un libro molto discorsivo, che spazia molto in diversi ambiti della vita delle donne. In questi ambiti Michela Murgia ha analizzato quale fosse l’influenza che la Chiesa è riuscita ad esprimere attraverso un suo sistema repressivo dell’indipendenza e dell’autodeterminazione delle donne. Questo è l’aspetto più interessante e sovversivo di Michela Murgia: cattolica, riesce ad avere uno spirito fortemente critico nei confronti di un’istituzione che è umana e storica (e l’autrice non ci permette mai - giustamente - di dimenticarlo) e per questo sostenitrice di pregiudizi gravosi per la società. Mentre a questi pregiudizi Michela Murgia contrappone il testo sacro, chiaramente infallibile, che non ci racconta solo donne madri, donne che prestano cure, donne escluse dalla somiglianza a Dio, oppure una Vergine Maria remissiva, pronta ad accettare e a sottostare all’ordine famigliare e patriarcale. Anzi. Se c’è qualcosa su cui atei e cattolici possono concordare, è proprio l’ordine sovversivo del Vangelo, della stessa figura di Cristo (e delle sue parole). Michela Murgia, donna acuta e intelligente, teologa (a mio modesto parere) finissima, riesce a ricordarci quella sovversività che la Chiesa non è stata capace di incanalare (in quanto istituzione - dico io - come avrebbe potuto, del resto?), soprattutto nei riguardi delle donne - e più di ogni altro aspetto, la Murgia ci ricorda la sofferenza silenziosa delle donne che nel corso dei secoli hanno subito l’abuso e il sopruso di mariti dominanti, legittimati a picchiare e a sottomettere.
La Chiesa cattolica è vista spesso come un ambiente chiuso, bigotto, maschilista, fermo e convinto assertore di posizioni retrograde. Il cristianesimo, però, nella figura e nella predicazione di Cristo, ha dato protagonismo alle donne, rendendole discepole e cambiandone la percezione sociale. In "Ave Mary" Michela Murgia cerca di sviscerare il ruolo della donna nella vita della Chiesa, studiandone l'evoluzione e cercando di trovare dei punti in cui inserire, come una leva in un cuneo, concetti femministi per rendere meno antifemminista la dottrina cattolica. Per farlo, smonta pezzi interi di teologia, discorsi papali, interviste, scritti e prassi dottrinali per rimontarli in un'ottica femminil-femminista. Pur non nascondendo che la Murgia offre spunti interessanti, trovo la sua impostazione un po' forzata, al limite del tendenzioso. Ciononostante, si tratta di una lettura molto interessante su un punto di vista ancora poco sviluppato.
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