Gli Unoauno sono tre studenti universitari poco più che ventenni che, già con il primo acclamato disco del 2017 "Cronache carsiche", hanno dichiarato guerra aperta al mainstream. Niente chitarre, un basso funambolico, una batteria palpitante, in parte elettronica e in parte no, parole pesanti come pietre, qualche colpo di synth, suoni chirurgici e spigolosissimi: tutto sparato direttamente in faccia, senza artifici di produzione. Uno stile che si mantiene fedele allo spirito dei loro live contrassegnati dalla più disarmante spontaneità. Un approccio alla musica che si credeva estinto insieme agli anni '90, ma che invece resiste, sebbene aggiornato all'era di Spotify. Ora, a due anni, gli Unoauno rincarano la dose con "Barafonda". Stesso organico, stessi strumenti, ma la loro personalità deflagra ancora più impetuosa in una raffica di proiettili esplosivi, per un timing di appena 24 minuti in 9 pezzi. Il filo conduttore dell'album è la noia, presa di mira insieme alla sua figlia naturale: la fissazione transgenerazionale per la novità. Quella che ci fa piacere tutto, accettare l'inaccettabile, sbronzare di un anticonformismo di facciata mentre lasciamo spegnersi l'unico slancio che ci renderebbe davvero liberi: la ricerca di una "normalità" tutta nostra, senza condizionamenti.
“Un album clamoroso”
(Music Map)
"Spontaneo e irruente"
(Impatto Sonoro)
"Emblema inossidabile di questi nostri tempi"
(Indiepercui)
"Scarica addosso all’ascoltatore nove proiettili di fulminante Noise nel giro di soli ventiquattro minuti"
(Shiver)
"Gli Unoauno riescono a concentrare una sorta di multiverso in grado di appassionare e colpire l'ascoltatore"
(Rockit)
"Ci si accorge di essere finalmente dinanzi a qualcuno che non le manda proprio a dire e che non si limita ad essere comparsa: tutt’altro!"
(RadioAktiv)
"Mi spingo a dire che sono tra i più credibili “parlatori Rock” italiani degli ultimi vent’anni"
(Rumore)
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