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Un mix di divertimento e azione rovinato in parte da una scena: mi riferisco a quando Victor ormai alle strette gioca l'ultima carta e facendosi scudo di Jenny con una pistola puntata alla tempia, arriva alle spalle di Axel, il quale si gira solo dopo aver sentito Jenny che lo chiamava. Credo che non servano spiegazioni.
Da molti è stato bollato come l'archetipo del film fracassone made in USA. Da altri è invece ricordato come il trampolino di lancio di un comico di razza quale Eddy Murphy. Ma "Beverly Hills Cop", pur non essendo un capolavoro nel senso più puro del termine, è senza dubbio uno dei film simbolo degli anni '80, se non altro perchè segna una "rottura" rispetto al passato. Il film di Brest ha infatti tracciato un solco indelebile che lo porta a distanziarsi dai canoni e dagli snodi narrativi tipici del poliziesco classico, assimilabile ai vari Callaghan ed epigoni. Se fino agli anni '70 l'asse portante del genere era da rintracciarsi nella marcata (e spesso iperrealista) violenza e nella figura dell'eroe-giustiziere che finge di accettare le regole del sistema per poi perseguire, in violazione delle stesse, i propri scopi, ora lo stesso è modellato su quelle che sono le nuove esigenze del pubblico pagante. E quindi avremo battute a raffica che stemperano le dosi massicce di sangue e pallottole, una colonna sonora martellante condita di successi pop/rock dell'epoca, combattimenti ipercinetici e ad alto tasso di spettacolarità, cattivi che non fanno più paura ma risultano soltanto macchiette pronte a essere sbeffeggiate.
Benissimo molto bello oro
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