Black Liszt

Dopo la sua prima registrazione dedicata ai Preludi di Rachmaninov, il pianista Guillaume Vincent torna alle origini, alle radici del pianismo moderno e alle sue stesse radici. Nei primi decenni del 1800 Liszt pone fine all’approccio polifonico imposto dai maestri della tastiera dei secoli precedenti, inaugurando le linee spezzate, ai tempi sospesi, alle armonie poetiche del pianoforte che oggi conosciamo.
Guillaume Vincent, che all’età di dodici anni ha scoperto la musica di Liszt dedicando buona parte dell’adolescenza allo studio della sua musica, ha scelto alcune pagine di raro ascolto della sua prolifica produzione, scritte nel 1849 poco tempo dopo la morte di Chopin, con cui Liszt ha condiviso una profonda amicizia e una reciproca ammirazione. I pezzi chiaroscuri che ispirano questo programma possono essere visti come un omaggio all’immaginazione poetica di un pianista compositore ad un altro.
Il virtuosismo frizzante, spesso pieno di un giocoso divertimento, è qui sfidato da movimenti più tempestosi, più appassionati, con una miriade di contrappunti che il solista delinea con mano ferma ed empatica. Qui Liszt non cade mai nella mera malinconia: senza tradire il suo senso del mistero, Guillaume Vincent ci immerge in un universo affascinante per mostrarci, per sua stessa ammissione, tutti i volti di Liszt: grande virtuoso, colorista, uomo di religione e appassionato amante della voce.