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Sul finire degli anni ‘50 Rick Dalton è il protagonista di Bounty Law, serie western che pare potergli garantire una carriera di sicuro successo. Dieci anni dopo Rick, e la sua controfigura Cliff, vivono a Hollywood nel tentativo di rilanciare una carriera che a causa del calo d’interesse per il western sta precipitando nel dimenticatoio. Proprio per questo Rick vorrebbe avvicinare il regista Roman Polanski, che da poco si è trasferito con la moglie Sharon al 10050 di Cielo Drive, esattamente vicino alla sua villa. Un tributo alla Città degli Angeli e al mondo del cinema che stava muovendo i primi passi verso un nuovo tipo di eroe. Non più personaggi senza macchia né paura ma controversi e pieni di incertezza. Fra i primi si poteva di certo annoverare Rick Dalton, un Leonardo Di Caprio che si agita nel sottobosco hollywoodiano a caccia di una fama che non è mai arrivata se non di striscio, e che nel breve volgere di due lustri è passato da essere una possibile promessa al simbolo del villain delle serie tv. Con lui l’inseparabile amico e stuntman Rick Dalton, Brad Pitt, non una semplice controfigura ma anche un sostegno sul quale poggiare i propri dubbi, frutto di un mestiere pieno di incertezze. Tarantino al solito confeziona ricostruzioni d’ambiente e personaggi che rasentano la maniacalità, unite a una colonna sonora selezionata con altrettanta certosina pazienza e una dose di ultraviolenza, come la definirebbe il protagonista di Arancia Meccanica, a condire il tutto. Trascinandoci sul finire dei ’60 e giocando con citazioni cinematografiche e serie tv di secondo piano, in un’eterna dichiarazione d’amore per il cinema che ha saputo formarlo, prima da appassionato e poi da regista adulto e pieno di talento. Gli eroi Tarantiniani questa volta però mancano il bersaglio, e l’undicesima pellicola del regista originario del Tennessee non sarà quindi ricordata fra le sue migliori, nonostante Di Caprio e Pitt riescono a diventare un duo perfettamente in sintonia e degno erede di Vince Vega e Jules Winnfield. Colpa di una sceneggiatura che purtroppo si spegne e trascina in due ore di party a bordo piscina ai quali partecipano star e starlette a caccia di scritture e gossip. Non bastano le ultime curve per rivalutare quindi una pellicola che nella vicenda finale riguardante la Manson Family vede solamente un appendice in cui narrare la definitiva perdita d’innocenza dei ‘60 e con loro la probabile fine della cultura hippy.
... e Leo si riconferma il numero uno.
Che dire... basta guardare il cast per innamorarsene!!
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