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In questo ottobre 2017, a cent'anni esatti dai fatti, quando libri vecchi e nuovi su Caporetto vengono proposti all'attenzione dei lettori, è interessante ritornare alle pagine del diario di guerra scritto a caldo da Angelo Gatti, colonnello di Stato Maggiore incaricato da Cadorna, fin dal gennaio del 1917, di redigere la storia del conflitto. Così Gatti percorre gli eventi bellici dell'anno, ovvero la decima battaglia dell'Isonzo in maggio; l'offensiva dell'Ortigara, sul fronte trentino, in giugno; la grandiosa undicesima battaglia dell'Isonzo in agosto che, a differenza delle altre, porta al concreto risultato della conquista dell'altipiano della Bainsizza e infine proprio la dodicesima battaglia, quella di Caporetto. Un resoconto dettagliato, vivace, ricco di particolari, sulla vera realtà della guerra e dei soldati, di cui Gatti ben percepisce la stanchezza e lo scoramento serpeggiante in molti reparti. Accanto a questo elemento, del tutto sottovalutato dal granitico Cadorna, altri aspetti di debolezza strutturale del nostro esercito: l'isolamento del comando supremo dalla realtà politica e sociale del Paese e l'incomprensione per gli effetti disastrosi di un conflitto tanto sanguinoso e distruttivo quanto povero di risultati. Ma Gatti, esibendo doti di vero scrittore, è efficace nel descrivere tanto la cupa atmosfera del crollo militare dell'intero fronte e il senso del disastro incombente della fine di ottobre, quanto il carattere dei protagonisti militari, i vari Cadorna, Capello, Badoglio, Giardino, duca d'Aosta e l'emergente Diaz, l'uomo "nuovo" che gestirà l'ultima fase del conflitto. Gatti sa ben raccontare anche le conseguenze politiche della sconfitta , soprattutto l'umiliante conferenza di Rapallo, in cui gli alleati imporranno la destituzione di Cadorna. In conclusione, il diario di Gatti merita di essere letto e riscoperto accanto alla migliore letteratura del conflitto, dalle memorie di Omodeo, ai libri di Lussu, Comisso e Monelli.
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