I caratteri. O i costumi di questo secolo

La grande e illeggibile tavolozza dell'animo umano, le varianti interiori, i voltafaccia improvvisi, i timori, le virtù, gli sbagli. Un prisma sfaccettato e colmo di riflessi, dove un bellissimo viaggio fra le tante pieghe del dentro riesce alla fine a offrire alla lettura un sorso di di autentica completezza. In massima parte l'uomo ne esce a pezzi, come una foglia falsa che merita d'essere calpestata dai severi tacchi della verità. Ma si aprono degne crune di riconoscimento: "Un animo grande è superiore all'ingiuria, all'ingiustizia, al dolore. al dileggio; e sarebbe invulnerabile se non soffrisse per compassione". Le tinte del male sono più inevitabilmente più varie e più nascoste, sanno mimetizzarsi meglio lungo la linea della falsità, della reticenza, della simulazione. Così il bene esce quasi per errore, per differenza, a meno che non erompa esso stesso con una naturalezza talmente vera da schiacciare ogni piccola nota diffidente, ogni motivo di dubbio, di sospetto. Gli argomenti trattati sono assi e travi del nostro sangue pensante: la donna, l'amore, la Corte, la giustizia, quadri di un umano tremante che però una sapienza ben addestrata sa navigare in ogni contraddizione: "Donna debole è quella cui si rimprovera un errore che lei stessa si rimprovera, e il cui cuore lotta contro la ragione. Quella che vuol guarire, che non guarirà mai, oppure tardi". Mutevolezze e precetti, ambizioni e incostanze, un flusso di imprendibile complessità che andrebbe benissimo oggi, domani, sempre, tanto è schietto e pungente in ogni sua minima sillaba. Il Grande se la cava sempre? E ci riesce con merito, o solo grazie ad appigli e favori di gente a lui sottoposta, a congreghe orrende uguali a lui e a una servitù maleodorante e mendace la cui impronta è lusinga e blandizia, falce di vera sottomissione? Dardi velenosissimi contro il potere si perdono in riflessioni indelebili. Un libro che si imprime nei fasti della memoria, abitandone i piani più alti.