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Dopo più di un secolo di retorica risorgimentale, adesso è il momento della retorica antirisorgimentale, con la differenza che quest' ultima è molto più sgradevole e si dimostra refrattaria a qualsiasi seria, documentata ed obiettiva ricerca storica. Ma. a distanza di oltre 150 anni, non sarebbe opportuno che la storia la scrivessero gli storici e non gli improvvisatori?
Pino Aprile continua qui la sua demolizione delle menzogne storiografiche che hanno abbellito, nella narrazione delle classi dominanti, il cosiddetto Risorgimento, in realtà una vera e propria guerra di conquista del Sud ad opera della dinastia sabauda. Che si sia trattato anche di un genocidio di un popolo ritenuto inferiore, se non selvaggio e subumano, è un fatto acclarato, al quale Aprile apporta il suo contributo di indagini e argomentazioni serie. Tuttavia, soffermandosi a discutere dati statistici molto contraddittori tra di loro, finisce per portare acqua al mulino dei negazionisti, coloro che si rifiutano di guardare il sangue versato da tanta gente umile e innocente del Meridione, che nulla c'entrava con gli interessi in gioco.
Che il Sud ha subito una grande e storica ingiustizia dall'Unità d'Italia è vero. Tuttavia in tutti i luoghi del mondo sono avvenuti fatti del genere. Quei 70.000 morti e poi 15 milioni di emigrati (le mie cifre non sono in difetto e forse lo sono in eccesso) sono in proporzione ad altre regioni del mondo ben poca cosa. La nostra rivoluzione, chiamata Risorgimento, ha fatto meno danni che altrove. E' falso affermare, come fece Nitti, che il Brigantaggio è stato un fenomeno unicamente italiano.
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