Che dire per me Franco Di Mare è una garanzia, adoro il suo modo di scrivere e raccontare le storie, e questo libro racchiude tante emozioni
Il cecchino e la bambina. Emozioni e ricordi di un inviato di guerra
"Incontrammo Amira alla fine del giro degli avvoltoi, quello che noi inviati facciamo quando, a corto di notizie, dobbiamo comunque mettere in piedi un servizio. Indossava un abitino azzurro con disegni piccoli. Sembrava sorridesse ma era immobile, fredda e grigia come il letto di metallo su cui era stesa, nella morgue dell'ospedale. Il cecchino l'aveva colpita appena era uscita dal cortile a raccogliere la sua palla, sotto gli occhi inorriditi degli amichetti." Così, ancora attonito, Franco Di Mare rievoca un servizio fatto a Sarajevo nell'ormai lontano 1992. È solo il primo dei suoi tanti ricordi di inviato nelle zone calde del pianeta, dall'Iraq al Kosovo, dal Libano al Ruanda, dall'Algeria all'Afghanistan, passando per la Somalia e il Mozambico. Sono storie commoventi come quella del mangiafuoco di Kabul che allieta i bambini dell'orfanotrofio, scenari terrificanti - per esempio, una valle dell'Eritrea disseminata di cadaveri -, episodi sconvolgenti - una donna croata scopre che il marito la tradisce nel peggiore dei modi, passando dalla parte dei carnefici -, o flash surreali quanto può esserlo solo quello su una miss, incoronata regina di bellezza in una Sarajevo ridotta in macerie. Sorgono spontanei inquietanti interrogativi: che cosa spinge l'uomo a comportamenti disumani? C'è un senso, qualsiasi senso, nelle carneficine che negli ultimi vent'anni hanno coinvolto tanti innocenti? E può sopravvivere la vita dentro la guerra?
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Anno edizione:2010
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Di Mare non è uno scrittore ma è un ottimo giornalista. Già lo sapevo e queste pagine non fanno che rafforzare la convinzione che il giornalismo quello vero lo si può fare solo sul campo, da inviato. Piccole storie e piccoli aneddoti che fanno guardare più da vicino alcune vicende, quasi come se ci si aprisse una finestra diretta che ci faccia guardare da un altro lato e da vicino ciò che magari abbiamo già visto solo attraverso il tubo catodico. Testimonianze vere ma ancora lontane dal giornalismo tipo "SEIERSTAAD" a cui però non pretende di avvicinarsi