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«I chiaroscuri di un affetto vero». Lettere a Pier Paolo Pasolini 1952-1969
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Descrizione


Sono molte le diversità, anche ineliminabili, che emergono dalla loro corrispondenza. La dinamicità interiore e intellettuale di Pasolini rimarrà sempre distante dal mondo lagunare di Marin, fatto di stasi infinite, mutazioni impercettibili, sfumature di colori, odori e suoni. Ma al di là di tutto questo c’è una sintonia di fondo che è percezione di un’appartenenza, di umanità: “Siamo tanto diversi, – scrive Marin a Pasolini il 24 maggio 1963 – eppure abbiamo in comune delle note, degli accordi fondamentali. Tu sei stato il primo a capirmi, e io ho capito te con tutta la mia anima”. E non ha importanza che tale comprensione abbia mantenuto al proprio interno zone d’ombra, disagio, parzialità. Marin è convinto che il tempo ci renderà Pasolini “libero della sua morte”, e attraverso una sorta di processo di purificazione gli verrà restituito e verrà restituito al mondo nella sua intera bellezza ormai priva di “scandalo”, libera e liberata da ogni contrasto. “Verrà il tempo” – annota sul diario il 17 gennaio 1977 – in cui le sue analisi “sulla nostra attuale realtà, verranno giudicate esemplari ed espressione di una grande anima, di un grande spirito”. Ha avuto ragione.
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Dettagli

2022
15 dicembre 2022
9788831222792

Conosci l'autore

Biagio Marin

(Grado 1891-1985) poeta italiano. Filosofo di formazione (studiò a Vienna, Firenze e Roma, dove si laureò con G. Gentile), conobbe a Firenze i letterati della «Voce» e frequentò Slataper, Michelstaedter, Carlo e Giani Stuparich. Insegnò a Gorizia e Trieste, dove fu anche bibliotecario. Tutta la sua produzione poetica, fatta eccezione per la raccolta Acquamarina (1973, in italiano) si è sempre mantenuta fedele alla linea inaugurata nel 1912 con il suo primo libro in dialetto gradese, Fiuri de tapo. Legato da radici profondissime alla propria terra e ai motivi di una cultura arcaica marinara, ha costruito un’elegia che esprime l’amore, le gioie e i dolori dell’esistenza, le memorie del passato, con un canto tra il quotidiano e il magico, dove il dialetto acquista risonanze limpidissime per verità...

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