La chiave

La finezza dell’analisi psicologica alla distanza si impone sulla sensualità, che pure è un elemento fondante del racconto. Lo schema iniziale insiste sul confronto tra tradizione e modernità, su un’idea di donna e moglie proprio della cultura giapponese (dove riserbo e pudore implicano la repressione di ogni eccesso) cui si contrappone un modello occidentale di femminilità associato ad una maggior libertà di espressione, a partire dall’abbigliamento. Lo scontro si riversa in camera da letto, intorno a una pulsione sessuale che si intensifica con l’esposizione del corpo nudo ed il feticismo. Il gioco si raffina attraverso uno scambio epistolare, mascherato (e negato) dalla scrittura di diari personali. Con questo artificio, passa in primo piano il teatro della finzione, lo scambio di ruoli tra dominante e sottomesso, con il coinvolgimento di due attori esterni che consentono proiezioni e alimentano gelosie vitali per il mantenimento della passione. L’ambiguità delle intenzioni resiste fino alle ultime pagine, dove l’eros trova requie solo nel compimento (auto)distruttivo, lasciando però intravedere l’inizio di una nuova recita a tre. Tanizaki dà voce alle sue ossessioni in una forma ancor oggi pregevole ed intrigante, qui offerta in un’edizione arricchita da introduzione e note biografiche estese.

Storia molto interessante sia per il modo in cui si svolge il racconto cioè mediante la lettura dei diari dei due coniugi, sia per l'intricata passione e ossessione che hanno i protagonisti con il coinvolgimento di un terzo personaggio che fà da fulcro al loro legame.

Piccola perla della letteratura giapponese, consigliassimo. Il fatto che la narrazione si sviluppi mediante due diari rende a mio avviso la trama ancora più accattivante