The Climb: The Autobiography

Sicuramente uno dei migliori libri sullo sport che io abbia mai letto,lo consiglio a tutti gli appassionati di ciclismo, e penso che un editore italiano farebbe bene a pubblicarlo nella nostra lingua.Comprato frettolosamente durante un viaggio a Londra, è stata una lettura avvincente oltre che utile per imparare molti termini del gergo ciclistico. Ho parlato con entusiasmo del libro ad alcuni amici appassionati di ciclismo, e non è stato facile convincerli: Froome si presenta come un personaggio troppo freddo, non ispira molta simpatia.Dal libro emerge invece una persona dotata di un notevole senso dell'umorismo (umorismo british, of course..), e con una biografia molto interessante: l'infanzia trascorsa in Kenya e in Sud Africa, la passione per il ciclismo iniziata relativamente tardi (verso gli undici anni) , con mezzi artigianali e su strade polverose, poi le prime esperienze in Europa con risultati non entusiasmanti, il passaggio a squadre (ed ingaggi) via via superiori e l'approdo alla squadra più ricca ed ambiziosa del mondo, la Sky. Molto interessante il capitolo sul Tour de France 2011 con il problematico rapporto con il proprio capitano e connazionale Wiggins; Wiggins vinse quel Tour e Froome giunse secondo ma lasciando in molti la sensazione che il più forte fosse lui e solo il rispetto per la gerarchia gli abbia impedito di vincere.Per me il punto di forza del libro sta nella accurata descrizione di alcune corse e delle dinamiche di squadra.Ad emergere nella personalità di Froome è invece la forza di volontà e la disponibilità al sacrificio, a sottoporsi a carichi di allenamento superiori a quanto richiesto e ad un regime alimentare ferreo.Sul doping, Froome assicura di essere pulito (ovvio..) e, in qualche modo, il giornalista del “Sunday Times” Chris Walsh, “ghost- writer” del libro e storico accusatore di Lance Armstrong, avalla questa tesi.Speriamo di non essere smentiti…