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il libro è lodevole per il portare alla luce una realtà che è stata per molti anni disconosciuta dalla storiografia ufficiale italiana o comunque non sufficientemente esplorata l'autore, pur avendo letto solo Leggenda dei Monti naviganti (molto bello), non riesce a raccontare (se di racconto voleva trattarsi) la vicenda come dovrebbe essere narrata: neanche a me piacciono i numerosi "sogni" sulle pianure galiziane e sulle trincee fangose Inoltre mi pare che riproponga sempre un po' gli stessi topos: galizia fangosa, magiari cattivi, tedeschi insensibili, croati cattivi...alla fine stanca Non è invece una storia come invece l'argomento meriterebbe ad ogni modo il libro può essere letto senza troppi problemi
Nell’agosto 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria. L’autore comincia da lì, da quella rimozione e da un nonno in montura austroungarica. E da lì continua in forma di viaggio verso la Galizia, la terra di Bruno Schulz e Joseph Roth, mitica frontiera dell’impero austroungarico, oggi compresa fra Polonia e Ucraina. Alla celebrazione l’autore contrappone l’evocazione di quelle figure ancestrali, in un’omerica discesa nell’Ade, con un rito che consuma libagioni e accende di piccole luci prati e foreste, e attende risposta e respira pietà – la compassione che lega finalmente in una sola voce il silenzio di Redipuglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti di mirtilli. L’Europa è lì, sempre suggerire l’autore, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un’unione che già allora poteva nascere e oggi forse non è ancora cominciata.
L'argomento era molto stimolante ma la prosa è estremamente pesante e il fatto storico è confuso tra le visioni dell'autore. Ho fatto davvero fatica da arrivare in fondo.
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