Quando si raggiunge la rispettabile e veneranda età dell'autrice, dalle cui mani è stato prodotto lo chef d'oeuvre "En Suspensorio", ci si pone di fronte a certe domande che ti portano a riflettere sul proprio io, es e super io, ma anche sul tempo che ci separa dall'oltreverso e l'infinito. Purtroppo questa volta non ho gradito troppo il viaggio verso l'aldilà in cui ci porta la trama di Tescari.
Come
Come nota Fabio Pusterla nella postfazione a "Come", i testi di Vega Tescari non sono dei racconti nel senso tradizionale del termine, anche se non sono estranei ai modi della narrazione, e non sono neppure delle poesie versificate, benché presentino la potenza evocativa e il lavoro sulla parola tipici del linguaggio poetico: "Non è facile trovare dei punti di riferimento letterari, se non proprio dei modelli; si pensa subito, inevitabilmente, a certe atmosfere kafkiane, più dei racconti brevi che dei romanzi; oppure a Robert Walser, alla tersità narrativa di certe sue scene; o ancora, per l'irruzione dissimulata dell'onirico e del surreale, ai racconti misteriosi di Corinna Bilie. Per rimanere o ritornare in Italia, probabilmente si potrebbe pensare a un punto intermedio tra Landolfi e un certo Calvino...".
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Anno edizione:2018
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Questo è quanto o quanto è questo? Una dicotomia non da poco del mai come fosse ora, dell’ora come fosse adesso, di un profumo visibile senza odore, e di un grido di armonia che rende infinito un silenzio senza nome.
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Un testo scritto magistralmente, uno stile di scrittura originale che porta il lettore in spazi mentali inaspettati. Un testo unico di una scrittrice che non conoscevo ma che merita molta attenzione.