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Come le mosche d'autunno - Irène Némirovsky - copertina
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Come le mosche d'autunno - Irène Némirovsky - copertina
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Descrizione


È lei, Tat'jana Ivanovna, la vecchia nutrice, a preparare i bagagli di Jurij e di Kirill, i ragazzi che partono per la guerra; ed è lei a tracciare il segno della croce sopra la slitta che li porterà via nella notte gelata. Sarà ancora lei a rimanere di guardia alla grande tenuta dei Karin allorché la famiglia dovrà, come tanti, rifugiarsi a Odessa e ad accogliere Jurij quando tornerà, sfinito, braccato. Né si perderà d'animo, la vecchia nutrice, quando dovrà camminare tre mesi per raggiungere i padroni e consegnare loro i diamanti che ha cucito a uno a uno nell'orlo della gonna. Grazie a quelli potranno pagarsi il viaggio fino a Marsiglia, e proseguire poi per Parigi. Nel piccolo appartamento buio che hanno preso in affitto Tat'jana vede i Karin girare in tondo, dalla mattina alla sera, come fanno le mosche in autunno. Lei, che è stata testimone del loro splendore, che li ha visti crescere, che li ha curati e amati per due generazioni con fedeltà inesausta, li vedrà adesso vendere le posate, i pizzi, perfino le icone che hanno portato con sé. Sembra che nessuno di loro voglia ricordare ciò che è stato; solo lei, Tat'jana Ivanovna, ricorda: così una notte, quella della vigilia di Natale, mentre tutti sono fuori a festeggiare, si avvia da sola, avvolta nel suo scialle, verso la Senna.
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Dettagli

2007
17 ottobre 2007
99 p., Brossura
9788845922077

Valutazioni e recensioni

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Ele muniz
Recensioni: 5/5

Sembra incredibile quante emozioni possano essere racchiuse in un un racconto così breve. Una narrazione emozionante e struggente

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Il passato entra in scena sempre, slitta di continuo e bussa con nocche mai stanche al centro di ogni coscienza. Se poi si aggiungono il passo della Storia e gli echi di pagine epocali (nello specifico l'Ottobre del '17) ogni balzo d'anima si accentua e si rinfocola nel corso della narrazione. La neve che cade su Parigi è la stessa di quella che copriva Kiev tanti anni prima, la voce di quei vecchi giorni di colpo si rinsalda nello spirito come un gancio interiore che non ha mai ceduto. E' la storia di una fedeltà incancellabile, di una domestica che abbraccia la vita e il destino dei suoi padroni senza mai avere ripensamenti. Eccoli in Francia, esuli fuggiaschi da quelle prove durissime: "Camminavano avanti e indietro da una parte all'altra, in silenzio, come le mosche d'autunno, allorché, passati il caldo e la luce dell'estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita". Saranno tempi complicatissimi, bisogna industriarsi a fare qualcosa, si pensa a mettere su una bottega di anticaglie, tutti pezzi di loro proprietà, tirare avanti. Tatjana viene via via vista come un ingombro, un peso difficile da mantenere. Ma è lei stessa a salvarsi da sola andando indietro a quei giorni di incanto, in quella villa sontuosa dove lei regnava e governava nel rispetto di ognuno. Sarà quel vento a darle alito e coraggio nella scelta a cui si darà. E qui arrivano i passaggi bellissimi del racconto, la lenta solitudine lucida di una donna che si aggrappa a quella neve antica per darsi la forza e la spinta verso il passo finale. La Senna diventerà una sorella a cui consegnare le membra, parrà non accorgersi di nulla. La fede, la croce, sosterranno i suoi passi, qualcosa come un'infantile beatitudine meravigliosamente toccata. Intensissimo libro, tanto amaro nel suo realismo impetuoso quanto potente nel ritrarre un'anima che sa fissare in volto il limite della vita. Traccia di biografia sofferta, ma soprattutto di pudore grandioso.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Irene Némirovsky nei suoi romanzi riporta in parte la propria esperienza di esule con una sorta di rimpianto per il paese natio. In questo senso la figura della protagonista di Come le mosche d’autunno, la vecchia njanja Tat’jana Ivanovna, governante di casa Karin, riassume, per quanto spinta all’eccesso, quell’innata nostalgia che doveva aver provato la narratrice russa. In quella casa si ha l’impressione che ci sia sempre stata e il rapporto di lavoro, poco a poco, ha assunto caratteristiche diverse, si è radicato in Tat’jana un affetto profondo per quella famiglia. I vecchi padroni, i signorini, insomma i padroni per lei non sono tali, sono quasi dei padri, dei fratelli. Un tempo lì la vita era trascorsa tranquilla, ma poi, con l’avvento del nuovo secolo, si era manifestata in Russia un’agitazione per molti incomprensibile e, fra rivendicazioni di una maggior libertà, si era arrivati allo scoppio della prima guerra mondiale e infine alla rivoluzione, alla fuga dal paese dei nobili e dei ricchi. Questa era stata la sorte della famiglia Karin, esule in Francia, a Parigi, sempre presente la governante Tat’jana. Ambientarsi a una nuova vita non è sempre facile e se ciò non risulta difficile per i giovani rampolli, che non hanno fatto in tempo a fossilizzarsi in un’esistenza sul suolo russo e avendo davanti a sé molti anni per abbracciare un nuovo corso, per i genitori, più anziani, è un vero problema e dapprima trascorrono il tempo camminando da una parete all’altra del loro appartamento, come le mosche in autunno, e infine riescono a dare una svolta, perché l’istinto di sopravvivenza è nei più duro a morire. Non sarà così per Tat’jana, legata visceralmente ai propri ricordi, alla neve che in quella città le manca tanto. Le pagine scorrono veloci, avvincono il lettore, l’analisi dei personaggi è approfondita, ma lo stile snello non appesantisce, è in grado di fornire una serie di quadri che restano scolpiti nella mente come memorie non nostre, ma fatte nostre.

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Conosci l'autore

Irène Némirovsky

1903, Kiev (Ucraina)

Scrittrice ucraina di religione ebraica.Irène Némirovsky, figlia di un ricco banchiere ebreo, fin da giovane venne allevata in modo da parlare fluentemente il francese. Della sua educazione si occupò infatti la tata Zezelle, di madrelingua francofona: la madre di Iréne, Anna Margoulis, non si interessava particolarmente alla formazione della figlia. Oltre al francese, la piccola imparerò il russo e l'inglese. Ben presto purtroppo le leggi razziali cominciarono a mordere: la famiglia Némirovsky si trasferì prima a San Pietroburgo, poi in Finlandia, infine in Svezia.Finchè, nel luglio del 1919 si stabilirono definitivamente in Francia, dopo un avventuroso viaggio in nave. Sembrava che tutto fosse tornato come prima: la famiglia comprò...

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