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Biondillo, a un secolo di distanza, racconta la Grande Guerra scegliendo come protagonisti alcuni energici rappresentanti del Futurismo: hanno nomi famosi, come Carrà, Erba, Boccioni, Sironi. “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno” proclamava il Manifesto di Marinetti. È così che quei ragazzi si sentono Interventisti e decidono di arruolarsi volontari, per poi finire sul Carso, nelle trincee, dove scoprono la vera faccia della guerra, quella che ci racconta Ungaretti, quella dell’uomo “presente alla sua fragilità”. Brutalmente comprendono che la guerra non è il gesto eroico, ma la paura, l’orrore, la fame, la morte… Questo romanzo è un quadro di civiltà da leggere assolutamente.
Da occasionale lettore di racconti di guerra, questo libro mi ha affascinato. Punto di vista insolito ma brillante che lascia alla fine un velo di tristezza da "non doveva finire cosi"
Premetto che non sono un lettore del Biondillo giallista. Eppure, già con il suo "Metropoli per principianti" ne avevo apprezzato le doti di narratore, la facilità di scrittura, votate a trattare temi più legati alle competenze da architetto di Biondillo. Qui la scelta di Antonio Sant'Elia quale protagonista attorno a cui ruota una polifonia di voci e personalità, tradisce nuovamente il debito che l'autore ha verso la propria formazione. L'architetto comasco, morto giovanissimo eppure in grado di imprimere la propria opera nella Storia in virtù di alcuni famosissimi disegni visionari, rappresenta una figura emblematica, riferimento ideale per generazioni di architetti. L'aver declinato sotto forma di romanzo la storia di questo architetto e degli altri artisti milanesi che sotto la guida di Marinetti animarono la vita artistica dell'Italia del secondo decennio del Novecento, è scelta geniale. Messa in pratica poi con felice eclettismo, nell'utilizzo di una varietà di stili e registri che cercano di far aderire la scrittura ai concetti e alle idee che quel gruppo di futuristi propagandava.
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