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Le conseguenze economiche della pace - John Maynard Keynes - copertina
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Le conseguenze economiche della pace - John Maynard Keynes - copertina
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Descrizione


"Anche in queste ultime, angosciose settimane ho continuato a sperare che trovaste un modo qualunque per fare del trattato un documento giusto e realistico. Ma ora è troppo tardi, evidentemente. La battaglia è perduta". Il 7 giugno del 1919, con queste parole, John Maynard Keynes comunica a Lloyd George le proprie dimissioni dall'incarico di rappresentante del Tesoro alla Conferenza di Versailles. Poco dopo parte alla volta di Charleston, nel Sussex, apparentemente per un periodo di vacanza, in realtà per scrivere, in due mesi scarsi, un libro destinato ad avere vaste conseguenze: questo. Keynes non aveva mai sottoscritto la convinzione dei vincitori di avere combattuto, secondo la celebre formula di Wilson, la "guerra che avrebbe posto fine a ogni guerra"; e si era opposto invano alla miopia di Clemenceau, Lloyd George e dello stesso Wilson, distanti in tutto, ma concordi nel ridurre i problemi del dopoguerra a un mero fatto di "frontiere e sovranità". Prima ancora, era certo che le durissime riparazioni imposte alla Germania avrebbero portato il continente, nel giro di due o tre decenni, a un secondo conflitto e, come scriveva alla madre già in una lettera del 1917, alla "scomparsa dell'ordine sociale come lo abbiamo fin qui conosciuto". Se a distanza di nove decenni gran parte di tali questioni sono ancora all'ordine del giorno, si capirà immediatamente l'immensa fortuna del libro, e anche l'immenso scandalo che ha suscitato.
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Dettagli

2007
11 luglio 2007
Libro universitario
233 p., Brossura
9788845921605

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Lapo
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Obbligato per professione a snocciolare aride cifre, Keynes assume in questo lavoro anche un approccio da storico avvalendosi delle proprie testimonianze oculari e di una ricchezza linguistica non comune, e dimostra l’irragionevolezza dello strozzinesco trattato di Versailles che lo ha indotto alle dimissioni da delegato inglese alla Conferenza di pace. Le considerazioni di natura economica si affiancano a riflessioni di ordine sociale, storico, politico e psicologico, specie nei capitoli di apertura e negli ultimi. Ne scaturisce un’analisi che, elaborata nel 1919, si rivelò profetica: «Spinto da folli illusioni e da temeraria tracotanza, il popolo tedesco ha scardinato le fondamenta su cui tutti vivevamo e costruivamo»; «Nell’Europa continentale la terra trema, e non c’è chi non avverta i suoi brontolii»; «I progetti e la politica del militarismo e dell’imperialismo, delle rivalità razziali e culturali, di monopoli, restrizioni ed esclusioni [sono] destinati a fare la parte del serpente in questo paradiso». Valutazioni e premonizioni di cui Keynes ebbe tempo di vedere la conferma e che, rilette a distanza di cent’anni, risultano drammaticamente attuali.

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John Maynard Keynes

1883, Cambridge

È stato il più importante e rivoluzionario economista del Novecento. La sua teoria economica, che ruppe con la tradizione liberista del laissez-faire, cioè con l’idea che lo Stato non debba occuparsi di economia e lasciar fare al libero mercato, fu la base del New Deal inaugurato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt per uscire dalla crisi iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street. Le politiche keynesiane, costituite soprattutto da investimenti pubblici, tassazione progressiva e protezione sociale, risollevarono l’economia americana e segnarono la politica economica dell’Occidente fino agli anni Settanta. L’abbandono di quel fecondo filone di pensiero, in favore di un libero mercato senza alcun contrappeso, ha sguarnito la politica...

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