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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Quattro stelle piene, in carne e in ottima salute. Letteratura americana tirata a lucido, non arrivo a cinque perché manca quel tocco di genio di Updike, Williams o Foster Wallace, ma secondo me questo è un romanzo che merita davvero di essere letto
La famiglia Lambert, in fondo, siamo tutti noi: siamo il vecchio malato Alfred, con un passato frustrato di riservatezza e incorruttibilità; siamo Enid, con le sue vergogne, che non perde occasione di esibire i successi della famiglia e millantarne gli insuccessi; siamo Gary con la sua depressione e siamo Caroline, che si sottrae abilmente alla presenza dei suoceri e cerca alleanza nel rapporto coi figli; siamo Chip, che da ragazzo a uomo ha evoluto le sue inettitudini senza mai liberarsene completamente; siamo Denise, che non vuole accettare la sua vera natura. Siamo la pletora di tutti i personaggi minori e le comparse di questa dettagliata, sezionata, lucidissima disamina umana. E non è un caso che sia spesso citato Schopenhauer: il gioco dei ricorsi storici, delle aspettative deluse, delle frustrazioni familiari e delle relative correzioni che si ripetono in una spirale ereditaria sono la chiave di lettura di quest'opera simbolo dei vizi e virtù umane senza tempo, collocate però in un ben definito contesto storico e sociale, ovvero la realtà americana di fine millennio. Un'opera monumentale, quasi prolissa, dallo stile enciclopedico e creativo, ricca di figure retoriche e intercalari suggestivi e suggestionanti. Franzen sfoggia qui una cultura poliedrica, che lo annovera non a caso tra gli scrittori protagonisti della contemporaneità.
Franzen ci porta all'interno di una famiglia americana che nasconde al suo interno i tanti problemi e le tante difficoltà che tutti possono avere, sebbene si cerchi sempre di ignorarle. La trama si sviluppa alternando episodi del presente a ricordi del passato, inseriti nella narrazione per delineare al meglio la vita di ogni personaggio. E l’autore gestisce tutto in modo davvero impeccabile, con uno stile scorrevole, in grado di disegnare un ritratto preciso, a volte ironico, altre doloroso, di una famiglia vissuta secondo i canoni prestabiliti di una società, dietro a imposizioni e "correzioni" che la madre cerca in ogni modo di trasmettere sui figli. E' un libro incredibile, che una volta iniziato non si riesce a smettere di leggere.
Recensioni
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"Quelle erano sere, e ce n'erano state centinaia, forse migliaia, in cui nulla di così traumatico da lasciare il segno era accaduto al nucleo famigliare. Sere di semplice intimità alla vaniglia sulla poltrona di pelle nera; dolci sere di dubbio fra notti di squallida certezza. Gli venivano in mente adesso, quei controesempi dimenticati, perché alla fine, quando si stava cadendo in acqua, l'unica cosa solida a cui aggrapparsi erano i figli."
Autore americano, ancora abbastanza giovane, con due romanzi alle spalle, una collaborazione fissa con periodici come The New Yorker e Harper's e una fama che lo precede in Europa come un'ondata. Ce n'è abbastanza per iniziare la lettura di questo notevole romanzo (anche per dimensioni) con una certa, quasi inevitabile, prevenzione. Il solito autore americano "alla Carver" che pensa di riprodurre un film di Robert Altman o un romanzo di DeLillo (che non a caso firma in quarta di copertina un'entusiastica recensione)? Uno snob newyorkese che critica solo apparentemente il suo entourage come Ellis? E invece, no, niente di tutto questo. Le pagine scorrono e la storia comincia a tratteggiarsi, semplice ma intensa, estremamente "vera", e se un paragone deve essere fatto, sono più le commedie amare di Neil Simon a tornare alla mente. L'ambientazione è quella dell'America borghese, i personaggi appartengono a una famiglia normale del Midwest con problemi, nevrosi, equilibri difficili e parole non dette, ma anche con la tranquilla quotidianità che tutti conosciamo bene. I genitori, Enid e Alfred Lambert, rappresentano una coppia d'età che deve fare i conti con la salute incerta di lui, affetto dal morbo di Parkinson (il cui pensiero, disturbato dalla malattia, viene descritto magistralmente in alcuni passaggi del romanzo), e la volontà illusoria di lei di riprodurre ancora una volta una condizione familiare idilliaca (esistita solo nella sue fantasie) che veda tutti riuniti in occasione del Natale. I tre figli, molto diversi tra loro, sono tre esempi di vite possibili: Gary, dirigente di banca, è l'uomo integrato, che ha costruito una solida piattaforma economica ma non un altrettanto valido rapporto di coppia; Chip, il secondogenito, ha perso il suo lavoro in università per un "comportamento sessuale scorretto", ma è riuscito a mascherare questo fallimento con un nuovo impegno di scrittore-giornalista che inorgoglisce la madre; Denise è un ottimo chef, realizzata professionalmente, ma nel privato ha rapporti bisessuali che per la famiglia Lambert sono di certo moralmente discutibili. Franzen ha scelto di fissare lo sguardo su ciascuno di questi personaggi in capitoli differenti. Ne emerge un affresco particolarmente preciso della personalità di ognuno, per poi approdare al capitolo finale Un ultimo Natale, dove il romanzo riprende tutte le singole storie, riunendole e mescolandole di nuovo, come carte da gioco.
L'utopia della felicità si scioglie nella constatazione che la vita non si può "correggere", malgrado tutti gli sforzi. "Ho messo a fuoco le cose che mi procuravano ansia per poi guardare sempre più da vicino al loro riflesso sociale. Ho fatto dei problemi della mia vita lo specchio di una crisi generale" ha dichiarato Franzen in una recente intervista, ed è forse questa la ragione per cui un romanzo che poteva essere l'ennesima descrizione di un mondo già conosciuto si è rivelato qualcosa di davvero nuovo.
A cura di Wuz.it
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