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De la Vida Bienaventurada
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Descrizione


Es un diálogo escrito por Lucio Anneo Séneca sobre el año 58 d.C. Está destinado a su hermano mayor Galión, antes llamado Novato, al que también había dedicado su primer diálogo, titulado De la ira. El diálogo sobre la felicidad está dividido en 28 capítulos que presentan el pensamiento moral de Séneca en plena madurez. Séneca, de acuerdo con la doctrina estoica, arguye que la naturaleza es razón (en griego logos) y que la persona deberá emplear su facultad de razonar para vivir en concordia con la naturaleza y de este modo alcanzar la felicidad. El filósofo romano propone el seguimiento de una secuencia lógica en el planteamiento vital, empezando por la definición de los objetivos que la persona quiere conseguir. En la toma de decisiones apuesta por el desprecio a los caminos del vulgo ("el camino más trillado y más conocido es el que más nos engaña") puesto que todos "prefieren creer a juzgar" y "el error [...] de mano en mano [...] lleva al precipicio" (Cap.I). En cierto sentido identifica naturaleza y Dios, al que cita varias veces para conminar a su obediencia ("Nacimos en este reino y obedecer a Dios es libertad", Cap. XV), aunque Séneca, lúcido, también escribe una sentencia para los que no encuentran acomodo en la religión: "Si podéis, alabad a los Dioses buenos; si no podéis, al menos pasad de largo. Cuando os enfurecéis contra el cielo no os digo que cometéis sacrilegio, sino que perdéis el tiempo" (Cap. XXVII). Séneca expone una moral basada en el desprecio a los placeres ("el placer es bajo, servil, débil y caduco" Cap. VII) y a la fortuna ("Sea [el hombre] sólo admirador de sí mismo: confíe en la fuerza de su espíritu y esté preparado para los cambios de la fortuna y sea artífice de su propia vida" Cap. VIII). Aunque admite que existen placeres aceptables, "comedidos y tranquilos, un tanto lánguidos, recatados y apenas perceptibles" ligados a la conducta del sabio (Cap. XII).
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