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Dire "Calabria" suscita immagini contrapposte ma comunque coinvolgenti. Da un lato, l'idillio di una natura affascinante: solare, impervia, dura nei paesaggi, nel clima e nel carattere della sua gente; dall'altro, l'impaurita incomprensione di una realtà sociale violenta e disgregata, dove l'aggressiva protervia di pochi spadroneggia, prevaricando la fatalistica inerzia dei più. Eppure, anche la rassegnazione secolare al sopruso può improvvisamente venire scossa, se un gruppo di persone decide di dar voce al proprio disagio, facendosi voce anche del disagio altrui; e se queste persone sono donne, e se a raccogliere le loro testimonianze è una donna, ecco che le parole possono diventare in maniera tanto più innovativa coro, grido, eco in continuo sviluppo. Così è stato per l'esperienza del gruppo "Plurale femminile", nato a Tropea nel '90, su iniziativa di alcune donne del paese. Gruppo che ha concentrato la sua attività intorno a tre tematiche fondamentali: protezione dell'ambiente, restauro del centro storico e salvaguardia del turismo. Tali obiettivi sono stati perseguiti attraverso capillari operazioni di sensibilizzazione: discussioni, volantinaggi, assemblee, dibattiti pubblici sui diritti civili e sulla mafia. Anni di lavoro politico generoso e indefesso hanno cambiato la mentalità della gente del paese, esortato i calabresi a uscire dal guscio producendo il miracolo di una nuova amministrazione, efficiente e onesta. E sono stati raccontati in un intelligente volume di Giovanna Meyer Sabino, giornalista italiana sempre attenta ai problemi dell'emarginazione e del femminismo. Ogni analisi particolare è stata inserita in un contesto culturale e sociale più vasto, nelle coordinate necessarie che inquadrano la problematica condizione femminile nel nostro Sud. E' stata una proposta di coinvolgimento, una scommessa sul futuro, quella suggerita dalle donne di Tropea, esempio di una impegno coraggioso da condividere, possibilmente da esportare.
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