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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Chi era Cesarea Tinajero? Il realvisceralismo fu un bluff? Ulises Lima si è davvero perso nel caos metropolitano di Managua? Perchè Arturo Belano comprò un coltello durante il girovagare nei deserti del Sonora alla spasmodica ricerca di documenti e testimonianze della presenza di Cesarea Tinajero? Lupe ce l'avrà fatta a sfuggire alle grinfie del suo magnaccia Alberto? A tutti questi interrogativi e molto altro troverai risposte (forse) durante la lettura di questo ponderoso romanzo, ma che dico, iperromanzo, dove la straordinaria arte affabulatoria di Roberto Bolano ti travolgerà come un fiume in piena, costringendoti a trascorrere ore e ore sempre nell'attesa del colpo di scena che non arriverà mai. Ma si sa, Bolano è così: intrigante, erudito, imprevedibile. Per lui passare da Archiloco a Cesarea Tinajero, attraverso Orazio e Octavio Paz è un gioco da ragazzi; così come vagabondare nei deserti del Sonora per poi scaraventarti a Barcellona, Parigi, Managua e nel famigerato DF è un attimo, ma che dico, è un' ovvia conseguenza dell' ipertesto, anima di questo romanzo che ti obbliga a trovargli un posto negli scaffali "alti" della tua libreria.
Questo libro è stato osannato da un tipo di lettore alla ricerca del "poeta maledetto - un po' sessantottino - rivoluzionario e geniale". Qualcuno ha parlato di romanzo simbolo del ventunesimo secolo che va' a iniziarsi. Mha... Per me non è comunque male, l'ho letto anche con divertimento e se posso fare qualche riferimento letterario mi ha un po' ricordato i "tre uomini in barca" che girano il mondo (invece che navigare per il Tamigi) sempre alle prese con situazioni incasinate che paiono prediligere, e un pò mi ha ricordato i romanzi paradossali e geniali di Dostoewski. La definizione di primo romanzo del ventunesimo secolo è abbastanza fondata; i protagonisti sono i giovani del terzo mondo (che nel ventunesimo secolo sono la maggioranza del pianeta) che cercano non solo le comodità dei paesi ricchi ma anche la cultura di questi paesi avanzati con aspettative che come al solito, da quando mondo è mondo, danno luogo a delusioni e sconfitte. OK, non mi sembra comunque il caso di parlare di un romanzo (che romanzo non è) costruito abilmente - in effetti è una Spoon River di tanti personaggi che raccontano le loro vicende; il che mi pare il modo più sbrigativo di buttar giù delle storie. Il mio voto è tra le tre e le quattro stelle; ripeto l'ho letto volentieri, ma non l'ho preso troppo sul serio. Penso che Bolano stesso non prendesse niente sul serio, neanche se' stesso.
Cercare di dare una valutazione coerente a questo libro mi risulta molto difficile. Per quasi tutto il corso della lettura non ho fatto altro che ammirare meravigliata la prosa poetica di Bolaño, alcuni passaggi hanno richiesto che smettessi di leggere solo per metabolizzare quanto fossero belli. La prosa scorre liscia per centinaia di pagine, nonostante la miriade di personaggi e la miriade di storie. Ogni personaggio con una "testimonianza" riguardante i poeti realvisceralisti, Ulises Lima e Arturo Belano, filo conduttore dell'intero romanzo. Il racconto che viene fuori dei due poeti è qualcosa di evanescente, sfuggevole, proprio come le sorti del movimento realvisceralista. Una vita, la loro, che va contro ogni buonsenso, dedita alla letteratura. Una vita che non viene idealizzata ma che rende evidenti tutte le complicazioni e incomprensibilità che comporta. La poesia può aiutarci a dare un senso alla vita, agli eventi, o rimane tutto incomprensibile, nonostante tutto?
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