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ottima prova attoriale,nonchè film attualissimo sugli orrori della guerra e su chi in campo deve davvero decidere le vite delle persone.
Il film descrive dettagliatamente tutto quello che si cela dietro l’attacco di un drone: dai piloti, che materialmente manovrano i droni sul bersaglio, ma che di fatto eseguono solo ordini, con buona pace delle loro coscienze, al colonnello che dirige l’azione e ufficialmente deve dare l’ordine di attaccare, sollevando così i piloti da responsabilità che non tocca a loro sopportare; dagli analisti che calcolano probabilità di riuscita e di danni collaterali con fredde formule matematiche e, spostando abilmente le virgole, trasformano la certezza matematica in opinione e le probabilità in possibilità, fino al vertice della piramide di comando, dove i capi di Stato devono assumersi davanti al mondo la responsabilità politica e morale dell’attacco. In tutto questo si frappone l’elemento umano, come una bambina che vende focacce al mercato, e che rischia di diventare un doloroso danno collaterale, trovandosi, senza saperlo, proprio in mezzo alla traiettoria di lancio, tra i droni pronti a fare fuoco e un gruppo di pericolosi terroristi islamici decisi a fare una strage. Quando il diritto di uccidere, che dà il titolo al film, si trasforma in dovere di uccidere, resta ben poco spazio per la ragione e per la pietà. Film intenso, che offre più di uno spunto di riflessione, splendidamente recitato e ben diretto, con un tocco di genialità quasi disumana nell’episodio della bambola, elemento insignificante per la trama, ma che risalta sul finale del film come il cappottino rosso sul bianco e nero di "Schindler’s list".
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