È il primo libro di Coe che leggo e probabilmente anche l’ultimo. Disaccordi imperfetti è una raccolta di 8 racconti, 5 autonomi e 3 legati tra di loro. Hanno tutti in comune una certa tristezza mista a malinconia, una forte tendenza al passato. Ma l’elemento che più li accomuna è la casualità, l’idea di un destino che poteva essere diverso. Il libro si apre con la nota dell’autore che ci introduce alla cronologia e alle commissioni dei vari racconti. Il primo, Nona e Tredicesima, è l’unico che mi è piaciuto e che mi aveva fatto ben sperare. È la storia di una fantasia nata dopo un incontro fortuito tra una donna e un pianista di pianobar, un “cosa sarebbe successo se” con un bel parallelismo tra vita e musica, tra le scelte che facciamo e il modo in cui costruiamo o risolviamo gli accordi. I restanti 7 li ho trovati monotoni e noiosi. Se pure c’era qualche spunto interessante è stato vanificato dal format del racconto.
Disaccordi imperfetti
I primi quattro racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il passaggio inesorabile del tempo. In "Nona e Tredicesima" un musicista di piano-bar sogna ciò che avrebbe potuto essere; in "V.O. Versione originale" un regista della giuria di un festival dell'horror e del fantasy tentenna fra due rapporti possibili per ripiombare nell'inconcludenza di una vita mediocre; in "Ai ferri corti" una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare alla quale non sono riusciti a dare un nome, neppure dopo anni di lunghe discussioni; in "Leida" una donna spiega la nostalgia a un giovane ammiratore. I successivi tre racconti sono storie compiute e allo stesso tempo - come dice l'autore nella nota introduttiva - schizzi e frammenti per un'opera di più ampio respiro intitolata "Unrest", che traccia la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In "Ivy e le sue sciocchezze" l'io narrante è il figlio più piccolo, che a dieci anni, mentre la famiglia allargata è riunita per Natale, vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie. In "Pentatonica" assistiamo alla prima frattura di un matrimonio che rivela la fondamentale diversità nel sentire dei coniugi, durante il saggio a scuola della figlia. E in "Rotary Park" una donna scompare proprio alla vigilia di Natale nell'impossibilità di porre rimedio al senso di inquietudine che domina il suo matrimonio. Infine, "Billy Wilder. Diario di un'ossessione", il racconto che chiude la raccolta, evoca la vera ossessione dell'autore per un film amato di Billy Wilder, "La vita di Sherlock Holmes", e in particolare per la colonna sonora.
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Una raccolta di alcuni racconti di Jonathan Coe velati da un certo senso di malinconia, di impotenza, di incompiuto. Ideale per chi vuole iniziare a conoscere questo abilissimo scrittore ma anche immancabile nella libreria di chi lo conosce già; non davvero al pari di altri suoi (a mio parere) capolavori, primo fra tutti La famiglia Winshaw, ma sicuramente un buon testo per trascorrere qualche ora davanti a racconti interessanti, anche se fondamentalmente un pò tristi...
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RICCARDO FUMAGALLI 23 novembre 2016
Coe approda al racconto ed in questa raccolta ce ne sono diversi, ma tutti sembrano guidati dal fil rouge delle occasioni mancate. Una vaga tristezza e sensazione di immobilità seguono il lettore per tutto il libro. Nonostante il genere letterario del racconto non sia l'ideale per Coe, questo libro è in realtà una piccola perla immancabile nella libreria dei fan di questo scrittore e non solo. Un elogio particolare va all'ultimo racconto che parla di un'ossessione strana, quella per Billy Wilder.