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Nel 1995 l'archivio privato di Franco Fortini è stato donato all'Università di Siena, dove insegnò dal 1971 al 1989: un lascito ricchissimo, che contiene più di seimila lettere, oltre a manoscritti inediti, disegni e documenti audiovisivi. Il materiale è via via pubblicato presso Quodlibet nei volumi dell'annuario del Centro studi Franco Fortini "L'ospite ingrato", diretto da Giuseppe Nava, annuario che prosegue anche l'elaborazione dei temi culturali e politici fortiniani. Di questo scavo critico e filologico è frutto l'accuratissimo catalogo della mostra tenutasi al Palazzo pubblico di Siena tra il novembre del 2001 e il gennaio di quest'anno. Il libro documenta la consistenza dell'interesse di Fortini per le arti figurative, sia come pratica del disegno e, meno continuativa, della pittura, dagli inizi degli anni trenta alla fine degli anni ottanta, sia come lavoro critico su artisti (in attesa di una riedizione più completa vengono riproposti otto scritti sull'arte contemporanea presentati da Cristina Piersimoni), sia, infine, come presenza di riferimenti alla cultura figurativa nella poesia e nella saggistica di Fortini, su cui scrive Nava. Quella del disegno e della pittura è, secondo Crispolti, una dimensione secondaria nell'"approccio umanistico onnicomprensivo" di Fortini, mentre più rilevante è la questione dell'incidenza sul suo immaginario poetico dell'ampia e profonda cultura figurativa, che inizia con tesi di laurea su Rosso Fiorentino nel 1940. Ma la cultura storico-artistica si nutre certamente anche della pratica diretta, che ha nei numerosissimi autoritratti e ritratti, in particolare della moglie Ruth Leiser, nella serie di studi e dipinti sui funerali dell'anarchico Pinelli, nei paesaggi, alcuni dei quali ispirati ai modi di Nicolas De Staël, un non ingenuo e occasionale esercizio.
Cesare Pianciola
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